domenica 22 dicembre 2019

[Recensione] Nostromo - Joseph Conrad

Titolo: Nostromo 

Titolo originale: Nostromo: a Tale of the Seaboard
Autore: Joseph Conrad
Editore: Rizzoli (BUR)
Collana: Superbur Classici
Data di pubblicazione: 12 febbraio 2003
Anno di pubblicazione originale: 1904
Genere: romanzo
Pagine: 506
Prezzo: 6,50 euro

Quarta di copertina
In una sperduta repubblica sudamericana sconvolta dalle rivolte si consuma la vicenda di Gian Battista Fidanda, il capataz dei cargadores di origine italiana. Che fine ha fatto il tesoro in verghe d'argento che gli era stato affidato dalle autorità perché lo mettesse in salvo dai ribelli? Cosa si nasconde in un isolotto deserto? Come riuscirà a risolvere un conflitto sentimentale che lo divide tra due sorelle? Un romanzo che pone in luce la fatalità del destino. 

Recensione
Seconda opera che leggo di Conrad, dopo aver apprezzato il suo capolavoro Cuore di tenebra.

Nella repubblica sudamericana immaginaria del Costaguana una miniera d’argento diventa il centro del paese per via della sua enorme ricchezza. Charles Gould, l’ultimo di una famiglia di inglesi, decide di portare avanti un progetto che diventerà ossessione: riscattare il peso che gravava sul padre, la vecchia miniera di Sulaco, e farla diventare un centro di potere e di ricchezza. Grazie a questa decisione, Gould edifica attorno alla miniera un vero e proprio gruppo di paesi nei quali si vive esclusivamente per trarre dalla terra il prezioso argento. Gould è assistito dalla sua “infaticabile” signora, la prima donna di Sulaco. Costei seguì il marito, allora solo fidanzato, dall'Europa, sognando una vita di unione coniugale fondata sulla reciproca fiducia e sulla volontà di condivisione di ogni bene e di ogni male. Sulaco, la città più florida e importante del Costaguana, ospita una serie di personaggi occidentali, i blancos, tutti variamente al centro della vita della città se non proprio del paese: Martin Decoud, giornalista parigino; il dottor Monyngam, il capitano Mitchel, il garibaldino Giorgio Viola con la moglie e le sue figlie. Ma è soprattutto il grande Nostromo, il grande, degno di fiducia, di cui ogni donna sogna l’amore, il Capataz de Cargadores (il capo degli scaricatori di porto), così chiamato da tutti e da tutti indistintamente considerato degno di ogni iniziativa, blancos o popolani che siano. La vita di Sulaco è, però, legata alle vicende dell’intero Costaguana Paese, come ogni stato sudamericano, continuamente vessato dalle guerre civili, dalla miseria sociale e dall'arretratezza politica.
Sinceramente posso capire se chiunque si accinga ad iniziare la lettura di questo poderoso libro (diviso in tre parti) possa, per le prime 120 pagine, avere delle perplessità e la voglia di abbandonare la lettura, perché nonostante la scrittura di Conrad sia come al solito straordinaria, leggere una premessa così lunga non invoglia a continuare ne ti avvince, perché in quelle 120 pagine l'autore ci presenta un vero e proprio flashback sulla famiglia Gould fino ad arrivare alla presa di potere di don vincente Ribiera (il Presidente-Dittatore illuminato, salito con l’ultimo colpo di stato e, pare, con l’approvazione e l’influenza dei Gould), nel presente. Nella seconda parte, finalmente, torniamo dunque al presente della storia e finalmente conosceremo Nostromo, colui che è il vero protagonista del romanzo di Conrad. A me ha dato l'impressione che l'autore si sia ispirato per lui a Garibaldi, perché sembrava di seguire le sue gesta. La seconda parte ci preparerà alla terza ed ultima che porterà, come era prevedibile dalle premessa, a diverse tragedie, inclusa quella personale di Nostromo. Il finale è straordinario, ma non posso rivelarvelo!

Uno dei temi dominanti di Nostromo è l’ossessione del “tesoro”. Ciascun personaggio ha una sua idea fissa, dalla quale non riesce a districarsi e per la quale vive e, talvolta, finisce per dare la vita. La coerenza morale, in senso ampio, dei personaggi è notevole e li conduce inevitabilmente al fallimento. Tutti i personaggi finiscono per sentirsi traditi da tutti gli ideali “tradizionali” che non consentono di giustificare la propria esistenza, se non al carissimo prezzo, di una sofferenza per la vita stessa che non ammette nessun riscatto: tutti i personaggi sono soli, non solitari. Mangiano, bevono e parlano ma ognuno per sé e ciascuno per una ragione sua, distinta. Non c’è nessuna redenzione in un mondo del genere e, forse anche per questo, Conrad sembra indicare la strada degli “interessi materiali” come l’unica in grado di garantire coerenza (perché solo ciò che è utile va salvato e tutti siamo in grado di renderci conto di ciò che conviene e di ciò che non conviene) e una ragione di vita: ci sarà sempre qualcosa da fare in nome dell’utilità. Così ogni personaggio non solo si sente tradito ma anche fallito perché incapaci di vincere nel momento della verità. Conrad, in questo, è maestro implacabile: costruisce situazioni in cui ciascuno deve far vedere quanto valga la coerenza non ad un ideale astratto ma a se stesso.

Per concludere ammetto che la lettura di questa opera di Conrad non è facile e richiede parecchio impegno a non interromperla per, ripeto, una premessa quasi infinita ma non solo questo: lo scrittore ha messo troppi personaggi, alcuni dei quali scompaiono nel nulla, altri vengono abbozzati e dimenticati, altri sembrano avere dei repentini cambi di carattere. Il protagonista, però, è davvero ben descritto soprattutto nella sua evoluzione caratteriale. Forse il tema che ci voleva mostrare e approfondire e sul quale ci voleva far riflettere l'autore era sicuramente quello della fedeltà e del tradimento di se stessi, degli altri, delle idee. Peccato che la realizzazione non è stata perfetta.

Consigliato solo se appassionati dell'autore.

Nessun commento:

Posta un commento