martedì 31 dicembre 2024

[Recensione] Una granita di caffè con panna - Alessandra Lavagnino

 


UNA GRANITA DI CAFFÈ CON PANNA || Alessandra Lavagnino || Sellerio || 2001 || 164 pag.

Dell'impossibilità, in Sicilia, di esistenza della verità abbiamo due versioni. Una è quella amata dalla letteratura del Novecento, da Pirandello a Sciascia, che non si interroga sulle cause, ma coglie in questa difficoltà della Sicilia a convivere con la verità come uno stato naturalmente filosofico, inclinante verso lo scetticismo, che obbliga chi racconta cose di Sicilia a interrogarsi sulla condizione umana in quanto tale. Quello che Sciascia chiamava «la Sicilia come metafora». Vi è una seconda versione, quella storica, per così dire, che con minor pessimismo ma conclusioni forse più desolate riconosce in questa secolare impossibilità cause di vario genere, ma precise, ascrivibili a quell'universo di significati che prende il nome di «omertà». Una granita di caffè con panna fu pubblicato una trentina di anni fa, prima a puntate su un rotocalco, poi in volume. Sciascia apprezzò questo libro, ne fece una recensione, che è un piccolo saggio sulla verità e le donne e la Sicilia, qui ripubblicata. Il libro racconta una storia strana, tra la fiaba e il poliziesco: di una donna di condizione privilegiata, Agata, che per un trauma cranico diventa irresistibilmente sincera; e dice di tutto sulle fortune della sua famiglia, su certi traffici in paese, su piccole e grandi menzogne che la trama del tempo ha inestricabilmente impastato con la crosta della vita: ma la singolarità della sua situazione è che Agata stessa, persona colta e civile, eticamente impegnata sul lavoro e nella vita, non riesce ad aderire moralmente e conoscitivamente alla sua sincerità. Il racconto ha un finale dolceamaro. Ma si capisce perché a Sciascia piacque tanto: per il suo collocarsi, tra le due versioni della questione Sicilia e verità, esattamente, ambiguamente in mezzo. Con esiti deliziosamente elusivi, cioè letterari.

RECENSIONE

La protagonista Agata è una entomologa che vive in Sicilia, sposata e madre di un bambino. In seguito ad un incidente riporta un trauma cranico il cui effetto è una nuova, sconcertante sincerità; sicché Agata esprime le sue opinioni senza filtri e soprattutto rivela informazioni preziose sul patrimonio della sua famiglia, su alcuni traffici illeciti in paese e su altre piccole e grandi menzogne che la circondano. Isolata da tutti, vede aumentare la distanza tra sé e gli altri.

Prima opera che leggo di Alessandra Lavagnino, scienziata e scrittrice. Sinceramente non saprei come descrivere questo romanzo, da un lato la scrittrice ha uno stile davvero elevato e raffinato, dall'altro non mi ha soddisfatto più di tanto.

Ma quando fui sul vasto marciapiede polveroso della grande piazza, mi dispiacque di essere libera. Sempre così. Avevo richiuso il portoncino pesante sotto la lunetta a vetri, avevo lasciato il bambino. Me ne andavo, per quattro ore. All’odore dei pini, che avevano già perso verde nel pulviscolo estivo, si mescolavano gli odori che maggio non dimentica. La grande chiesa dei rimedi restituiva solo d’oro dal tufo opaco. Camminavo lungo la casa – persiane ancora chiuse – che dall’altra parte si affaccia, oltre l’immensa chioma del ficus, sui lecci e, in fronte, le araucarie altissime e preistoriche della Villa. Lì portavo il bambino. «Con tanto sole in casa, che bisogno c’e di portarlo fuori io non capisco», diceva lei. Uscivo lo stesso, ma furtiva e silenziosa, attenta a movimenti e rumori superflui – come in cucina – e finché non ero lontana dalla casa non sapevo parlare al bambino. Molte volte non ero uscita. Altre, che lei aveva detto: con questo vento! ero tornata precipitosa e colpevole, con il bambino in braccio.


[Recensione] La malora - Beppe Fenoglio

 


LA MALORA || Beppe Fenoglio || Einaudi || 2005 || 85 pag.

Secondo libro di Fenoglio, La malora apparve nel 1954, due anni dopo il fulminante esordio dei Ventitré giorni della città di Alba. Vi si racconta, con un tono ruvido che nulla concede alla retorica e al sentimento, la vicenda carica di destino del giovane Agostino che, morto il padre, va a servizio in un'altra cascina. Fenoglio conosceva bene la realtà umana delle colline di casa. Le vite elementari dei suoi personaggi, scandite dalla fatica e dal silenzio, dalla dignità e da speranze impossibili, sono come scolpite nella pietra di un linguaggio essenziale, e tuttavia profondamente partecipe che ha fatto dello scrittore albese uno dei "grandi" del Novecento.

RECENSIONE

Prima opera di Beppe Fenoglio che leggo. La malora è la narrazione in prima persona dell'ormai adulto contadino Agostino Braida il quale ricorda un tratto della sua giovinezza nelle langhe piemontesi, precisamente di quando suo padre aveva tanti possedimenti ma il caso, il destino, sconvolse tutto quanto e mandò tutto alla malora fino alla morte, in un incidente al pozzo, del padre, costringendo Agostino ad andare a lavorare "a servizio" in un'altra cascina. Suo fratello Emilio entrerà in seminario dove soffrirà la fame e Stefano, il fratello più grande, dopo essere stato nell'esercito ritornerà in famiglia.

Questo tipo di narrazione risulta avere delle caratteristiche del romanzo verista (come ad esempio La roba di Verga) dove i dialoghi spesso vengono riportati nel dialetto locale e dove si narra la situazione di povertà dei ceti più bassi. E dove c'è fame e povertà, purtroppo, facilmente esce fuori anche la violenza. Fenoglio descrive benissimo la "vita grama" che facevano questi poveri diavoli, sempre sfruttati dai più ricchi e potenti.

La parte in cui lo stesso Agostino si innamora di una serva che prestava servizio alla cascina dove lavorava e alla quale si dichiara abbastanza impacciatamente e lei risponde positivamente alla sua corte e poi viene portata via dai suoi perché le avevano trovato un buon partito per farla maritare mi ha lasciato davvero rattristato, ho provato, come si suol dire, lo stesso dolore del cuore infranto di Agostino, impotente di fronte alle decisioni degli altri.


domenica 29 dicembre 2024

[Recensione] Il più grande uomo scimmia del Pleistocene - Roy Lewis

 


IL PIÙ GRANDE UOMO SCIMMIA DEL PLEISTOCENE || Roy Lewis || Adelphi || 2015 || 184 pag.

«Il libro che avete fra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni» ha scritto Terry Pratchett. È vero, tanto tempo è passato, da quando vissero Ernest, il narratore di questo libro, con la sua ingegnosa famiglia, dal padre Edward, che fu senza dubbio «il più grande uomo scimmia del Pleistocene», a quell’amabile reazionario di zio Vania, che tornava sempre a vivere sugli alberi, a quel viaggiatore incallito dello zio Ian, per non parlare delle ragazze. Un curioso gruppetto, che si trovò, sotto la guida del grande Edward, nella delicata situazione di chi dà all’evoluzione una spinta che non si riequilibrerà mai: la spinta da cui siamo nati tutti noi. Ragionando con impeccabile acume scientifico, nonché un delizioso humour freddo, Edward e i suoi scoprirono «alcune delle cose più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il fuoco, la lancia, il matrimonio e così via», sempre sulla base di una elementare esigenza: quella di «cucinare senza essere cucinati e mangiare senza essere mangiati». E naturalmente non mancarono le dispute e i crucci, perché ogni volta si poteva discutere se quelle nuove invenzioni erano davvero buone o cattive, se non rischiavano di sfuggire al controllo e soprattutto se non andavano un po’ troppo contro la natura. Mah...
Pubblicato per la prima volta nel 1960, e poi ripreso più volte sotto vari titoli, questo libro si è fatto strada silenziosamente fra i classici della fantascienza a ritroso. Ma in realtà è un libro inclassificabile: una riflessione romanzesca, acutissima e leggera, su tutta la storia dell’umanità, contrassegnata in ogni dettaglio da quella limpidezza e da quell’ironia che appartengono alla migliore tradizione letteraria e scientifica inglese. Quando Théodore Monod lesse questo libro, segnalò all’autore uno o due errori tecnici, subito aggiungendo «che non importavano un accidente, perché la lettura del libro l’aveva fatto ridere tanto che era caduto da un cammello nel bel mezzo del Sahara».

RECENSIONE

Non è facile parlare di questo libro, ma potrei dire che è il libro che ironizza sull'uomo delle caverne, di quando ancora si viveva nella grotte e si cacciavano, con coraggio, prede venti volte più grandi di noi. La scoperta del fuoco diventa un evento eccezionale: si scopre che la carne cotta è molto più digeribile e gustosa di quella consumata cruda. Anche a quei tempi vi erano i litigi tra coniugi, si dovevano educare i figli, si doveva pensare a cosa mangiare e soprattutto, si doveva stare attenti a non essere mangiati, a non diventare prede.

Non è un libro divertente, ma credo il contrario: fa riflettere sulla nostra condizione umana attuale, ci fa comprendere che gli stereotipi che c'erano prima dell'invenzione della scrittura e delle città, esistono tutt'oggi. Ci fa capire che l'uomo, anche quando ancora era più una scimmia che un umano, sbagliava ed era anche cattivo, egoista, e che secoli di storia non ci hanno cambiati, anzi, spesso ci hanno peggiorati.

Ma un messaggio, forte, esce fuori da questa lettura: l'essere umano tenta di migliorarsi, pur sapendo di essere una carogna, ma anche quando ci sforziamo di farlo combiniamo spesso solo guai.

E poi zio Vania, come dimenticare zio Vania!


venerdì 27 dicembre 2024

[Recensione] I turbamenti del giovane Törless - Robert Musil

 


I TURBAMENTI DEL GIOVANE TÖRLESS || Robert Musil || Mondadori || 2019 || 228 pag.

Scritto nel 1906 e considerato il romanzo di esordio di Musil, la storia, di ispirazione autobiografica, narra attraverso crudi episodi sadomasochistici e avventure intellettuali, il momento di passaggio dall'adolescenza alla virilità nella crisi della società mitteleuropea. Come scrisse lo stesso Musil, in quest'opera risiede la chiave dell'"Uomo senza qualità": l'assenza di sentimento, di morale e di "esperienze" di Törless, lo rende nostalgico, vuoto. Parabola di profonda attualità, nei tratti psicologici del giovane protagonista si delinea il fiero e consapevole rifiuto di un patrimonio di valori svalutato, paragonabile al vuoto "ideologico" e alla noia esistenziale di molti giovani di oggi.

RECENSIONE

L'esordio letterario dello scrittore austriaco Robert Musil, pubblicato per la prima volta nel 1906: si tratta di un romanzo di formazione, che racconta la storia di un giovane cadetto militare disorientato, alla ricerca di valori morali sicuri all'interno del sistema sociale in cui si trova a vivere ed il significato che questi assumono per lui.

Vivere in un severo collegio militare non è facile, e il protagonista del romanzo sente subito la mancanza della sua famiglia. Törless ben presto sentirà una repulsione ma anche un'attrazione verso il compagno Basini, il quale verrà seviziato dai suoi due compagni Beineberg e Reiting. Gli abusi, da psicologici che erano all'inizio, si fanno un po' alla volta fisici e finanche ferocemente sessuali (seppur mai esplicitamente descritti, ma sempre solo allusi). Inoltre il giovane protagonista prova attrazione per una prostituta, Božena, che gli risveglia sentimenti edipici.
Törless sembra esprimere inizialmente il giudizio più duro nei confronti dell'effeminato, privo di forza di volontà e vizioso Basini (si sente difatti interiormente attratto ma anche respinto da lui); ciò lo porta presto ad unirsi ai due persecutori: egli osserva i fatti quasi fosse uno scienziato alle prese con un esperimento che tenta di comprendere, cercando di capire dentro di sé la differenza sussistente tra il suo esteriore "io razionale" che vuole giudicare con impassibilità e la parte più oscura e nascosta della sua anima, quella che intimamente partecipa allo stupro. Ma questo crescente disgusto provato dal ragazzo di fronte alla passività fisica e morale di Basini lo rende infine incapace di proseguire oltre in questo gioco tra schiavo e carnefici: quando il tormento diviene per lui insopportabile arriva a consigliare segretamente a Basini di andare presto a costituirsi dal preside, uscendo così dalla situazione di vicolo cieco in cui s'è cacciato. Törless ad un certo punto capisce che non vuole più farsi complice di tali atti e giunge ad accusare gli altri due aguzzini di comportarsi inutilmente in modo brutale.

La cosa che mi ha infastidito è stato l'atteggiamento del protagonista che assiste a quegli atti di bullismo verso Basini senza intervenire, se non raramente. Spesso i suoi pensieri prendono forma in prima persona, assumendo la voce stessa del narratore, ad esempio nelle lettere regolari inviate ai genitori. Il suo carattere in principio fortemente realistico assume poi sempre più connotazioni mistiche, fino a diventar "un giovane di spirito molto fine e delicato", di natura "estetica ed intellettuale".

Il suo compagno Beineberg basa le proprie azioni su una personale interpretazione dell'induismo e della sua dottrina di distacco dalla realtà mondana in quanto tutto ciò ch'è materiale si rivela illusione-Māyā: ciò lo giustifica davanti a se stesso per tutti gli 'esperimenti ipnotici' e torture inflitti a Basini. La sua fredda tirannia, da perfetto padrone, lo porta a provare quanto lontano possa riuscire a giungere la vittima nella sopportazione prima che il suo carattere debole ed anti-virile si rompa definitivamente. Agisce come un nichilista nemico della morale cristiana e riflette, anche se in forma piuttosto confusa, in pensieri ed azioni l'ideale del superuomo propugnato da Nietzsche.

Reiting, fortemente interessato alla carriera militare, vorrebbe il prima possibile diventare un ufficiale. Per lui Basini rappresenta nient'altro che un subalterno, sopra cui si può scaricare tutta la rabbia e le frustrazioni; esercita la sua sete di potere sul compagno come esercitazione, al fine d'acquisire esperienza per la propria futura carriera: questa la giustificazione che si dà.

Il romanzo, forse in modo un po' riduttivo, potrebbe essere definito come la lotta di un adolescente per capire cosa è bene e cosa è male. Törless conosce il male e capisce come evitarlo. Infatti, dopo essere stato ammaliato dagli istinti animali e primordiali insiti in ogni uomo, riconosce che diventare un vero uomo significa proprio saper convivere con tali istinti tenendoli a freno.


lunedì 23 dicembre 2024

[Recensione] Tutta la stanchezza del mondo - Enrica Tesio

 


TUTTA LA STANCHEZZA DEL MONDO || Enrica Tesio || Bompiani || 2022 || 192 pag.

L’11 febbraio 2013, nel cuore di una serata di ordinario delirio tra figli piccoli, lavoro arretrato e incombenze domestiche, dalla tv arriva una notizia stupefacente: il papa si è dimesso. Non è malato, non è in crisi spirituale, è afflitto dalla patologia del secolo, la stanchezza. In quel momento Enrica Tesio si sente “parte di qualcosa di grande e insieme sola in modo assoluto”. Perché no, noi non possiamo dimetterci. Noi siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero “scrollano” pagine social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere all’ultima mail... quelli che, per riposarsi, si devono concentrare. Con il suo sguardo acuto e pieno di humour Enrica Tesio ci apre un diario privato di fatiche collettive, dodici per la precisione, come quelle di Ercole. Con un’unica raccomandazione: stasera, quando tornate a casa, date una carezza a un adulto stanco e ditegli “questa è la carezza dell’ex papa”.

RECENSIONE

In dodici capitoli (proprio come le dodici fatiche di Ercole) l'autrice, con molta ironia, ci presenta le sue disavventure quotidiane al lavoro, a casa coi figli, di una madre single. Non è semplicemente un libro che ci descrive la fatica di essere madre (e per giunta single) ma una riflessione semiseria sulla difficoltà del vivere nella società di oggi, dove non si fa che correre, essere multitasking, essere ipnotizzati dalle tante notizie che circolano nel web.

Un saggio-confessione senza censure di una donna che con spontaneità e cuore aperto ironizza sulle fatiche quotidiane.


sabato 21 dicembre 2024

[Recensione] Jane va a nord - Joe R. Lansdale

 


JANE VA A NORD || Joe R. Lansdale || Mondadori || 2020 || 204 pag.

Jane ha perso il lavoro in lavanderia a causa di una bustina di ketchup che ha dimenticato di togliere dalle tasche di un capo prezioso e le sue prospettive per il futuro sono decisamente scarse. Come ciliegina sulla torta, la sorella minore, che vive a nord e con cui non va d'accordo, l'ha invitata al suo matrimonio, anche se Jane sospetta che l'abbia fatto sicura che lei non avrebbe partecipato. Questo la rende ancora più determinata ad andarci, ma la sua macchina è un rottame che cade a pezzi, impossibile da utilizzare per un tragitto così lungo. Inaspettatamente Jane trova una compagna di viaggio particolare, una donna scontrosa e con un occhio fuori uso di nome Henry, che vuole andare a nord per consultare un'oculista in grado di risolverle il problema e che mette a disposizione la sua auto. Il rapporto tra le due non inizia certo nel migliore dei modi, tra lanci di biscotti duri come il cemento e cespugli di rose distrutti. Se si aggiungono i ricordi di un rapporto sessuale con un predicatore ubriaco nel retro di una chiesa, una corsa nuda lungo la sponda di un torrente, matrimoni falliti e una scarpa dove nascondere i soldi, Jane e Henry sono assolutamente pronte a partire, come due bizzarre Thelma e Louise. Lungo la strada incontrano schiavisti, rapitori, ladri di mutandine, una cantante country di scarso successo di nome Cheryle e si dedicano anche alla ricerca del Super Toaster, uno speciale tostapane a quattro fette. È un viaggio incredibile che, tra furgoncini per il bestiame, un'auto rubata e una decappottabile, segnerà l'inizio di un'amicizia unica. In un divertissement ironico e irriverente con due protagoniste strampalate e sopra le righe, Joe Lansdale dimostra ancora una volta il suo insuperabile "black humour".

RECENSIONE

Ritornare a leggere un libro di Joe R. Lansdale è sempre una garanzia perché sei sicuro che non ti deluderà.

La protagonista, la trentenne Jane Gardner, non se la passa bene dopo essere stata licenziata e vive in una roulette in Texas. Deve dirigersi al nord per essere presente al matrimonio di sua sorella. Purtroppo c'è un problema: la sua auto non sopravvivrebbe a tutti quei km (sta cadendo a pezzi) e deve cercare un modo per arrivarci visto che non può permettersi il prezzo del biglietto dell'aereo. Così, tramite un annuncio, conosce la burbera Henry, la quale deve dirigersi a Boston per effettuare un'operazione sul suo occhio. Da quando si forma questa insolita coppia, che ricorda Thelma & Louise, inizia un'avventura on the road ricca di disavventure, dove tra l'altro vengono pure rapite da una banda di trafficanti di esseri umani. E ben presto il duo diventerà un trio quando conosceranno la cantante rock Cheryle.

Il black Humour è assicurato come in tutte le storie di Lansdale.



venerdì 20 dicembre 2024

[Recensione] L'isola misteriosa - Jules Verne

 


L'ISOLA MISTERIOSA || Jules Verne || Feltrinelli || 2022 || 672 pag.

“Prevedo che ci sia qualche mistero che sicuramente un giorno o l’altro arriveremo a svelare. Osserviamo, dunque.”
Durante la Guerra di secessione cinque uomini fuggono da una prigione sudista a bordo di una mongolfiera, ma una tempesta li porta molto fuori rotta, facendoli precipitare su un’isola all’apparenza selvaggia e disabitata. Grazie alle competenze scientifiche dell’ingegnere Cyrus Smithe e alle conoscenze botaniche del giovane Harbert Browne, il gruppo, di cui fanno parte anche il giornalista Spilett, il marinaio Pencroff e l’ex schiavo Nab, riesce a trovare il modo di sopravvivere e a ricostruire un ambiente favorevole alla sua esistenza. Parrebbe andare tutto per il meglio, ma alcuni strani accadimenti fanno pensare ai naufraghi che l’isola non sia così solitaria. Mentre cercano di investigare, la natura dimostra di non essere una mera spettatrice di quanto accade, ma un personaggio che sembra dotato di volontà essa si manifesta infatti con interventi che spesso giungono in aiuto della piccola squadra, suscitando nei cinque uomini profondi interrogativi e striscianti inquietudini.
Famoso in tutto il mondo per le storie avventurose, Jules Verne compone con L’isola misteriosa uno dei suoi libri più famosi e amati, capace di trasportare il lettore in una meravigliosa e coinvolgente avventura in una terra remota e selvaggia.

RECENSIONE

Devo essere sincero: sono giunto alla lettura di questo celebre romanzo di avventura di Jules Verne grazie alla visione della serie tv Lost, dove appunto in un episodio viene citato questo libro.

I protagonisti di questo romanzo precipitano, con la loro mongolfiera, in un'isola misteriosa dopo una brutta tempesta. L'isola a prima vista sembrerebbe disabitata, ma durante la loro permanenza scopriranno che forse c'è qualcuno che li aiuta in segreto, senza farsi vedere. La storia ricorda molto da vicino quella del naufrago Robinson Crusoe, ma stavolta i naufraghi sono 5: l'ingegnere Cyrus Smithe, il giovane Harbert Browne esperto botanico, il giornalista Spilett, il marinaio Pencroff e l’ex schiavo Nab. e proprio come Robinson anche loro costruiscono un rifugio, coltivano un orto, allevano degli animali, costruiscono addirittura una barca. Ma la montagna sembra risvegliarsi dal suo sonno millenario.

Ritornare a leggere un romanzo di Verne mi mette sempre tanta gioia, visto che è stato uno degli autori che ho amato fin da giovanissimo. E poi scoprire la presenza di un personaggio che avevo già amato in Ventimila leghe sotto i mari rende tutto ancora più bello.

Il messaggio che voleva dare Verne credo fosse che l'uomo, quando collabora coi suoi simili e non si scoraggia della sorte avversa, riesce a sopravvivere e ad addomesticare un mondo selvaggio.

lunedì 16 dicembre 2024

[Recensione] Scacco al tempo - Fritz Leiber

 


SCACCO AL TEMPO || Fritz Leiber || Mondadori || 1986 || 159 pag.

Carr Mackay ha un lavoro tranquillo, una fidanzata che lo spinge a far carriera e una vita tutto sommato ben pianificata. Ma ecco che un giorno conosce una strana ragazza, bella e alquanto terrorizzata, e da quel momento la sua vita scivola lungo binari diversi. Scopre di possedere un oscuro potere che il mondo attorno a lui sembra aver perduto, e soprattutto si rende conto che il tempo non è uguale per tutti. O meglio, che non tutti sono obbligati a rispettare la sceneggiatura cosmica imposta silenziosamente al genere umano dall'ordine delle cose. Da quel giorno la vita cambia per Carr Mackay, in modo radicale e spaventoso, poiché fra i pupazzi che tutt'intorno continuano la loro recita si nascondono altri ribelli niente affatto amichevoli...

RECENSIONE

Prima opera che leggo di Fritz Leiber.

Il protagonista è un impiegato a cui, un giorno, la sua vita verrà completamente sconvolta dall'incontro con una bella ragazza terrorizzata da nemici che la inseguono: da quel momento il nostro amico scoprirà che la sua vita era tutta una farsa.

Sinceramente a me questa storia ha ricordato subito il film Matrix, anche se questo romanzo è uscito molto anni prima del film quindi sono stati quelli di Matrix ad ispirarsi a questo libro e non il contrario. Il tema di questa storia è una semplice domanda: e se gli esseri umani in realtà non sono altro che dei burattini o delle rotelle che vengono guidati o mossi dall'universo che è una macchina? La vicenda narrataci da Leiber mette al centro la solitudine e l'alienazione dell'uomo moderno.

Peccato per le forzature che l'autore ha aggiunto di tipo sessuale per poter vendere meglio, visto che questo suo romanzo è stato parecchio sfortunato (lo afferma lo stesso autore nella postfazione), forzature che hanno reso la storia sicuramente più hot (oggi si direbbe spicy) ma anche più ridicola e spesso disturbante. Un'altra cosa che ho ravvisato è che i personaggi sembrano freddi, senza anima, vivono come se fossero già morti. La stessa trama non è avvincente ma semplicemente i personaggi si spostano da un luogo all'altro a caso.

Ecco la mia video recensione:



martedì 10 dicembre 2024

[Recensione] Una rosa per Emily - William Faulkner

 


UNA ROSA PER EMILY || William Faulkner || Adelphi || 1997 || 99 pag.

L’arte di Faulkner fu grandissima non solo in vasti e dilaganti romanzi come Luce d’agosto o Assalonne, Assalonne!, ma anche in certi racconti brevi e asciutti, di memorabile intensità. Storie di donne del profondo Sud, oscillanti fra la nostalgia, la follia e il noir – ritratti in cui è incisa la cifra di uno scrittore di prodigiosa potenza. Questo libro ne raduna tre, Una rosa per Emily, Miss Zilphia Gant e Adolescenza, assumendo come titolo quello del più celebre di essi, che per molti è diventato il simbolo della narrativa di Faulkner, ossessivamente legata all’evocazione di un mondo svanito, quale appare a uno sguardo solitario, celato dietro la scena: «Di tanto in tanto la vedevamo a una delle finestre del pianterreno – aveva evidentemente chiuso il piano superiore della casa –, simile al busto scolpito di un idolo in una nicchia, che ci guardava oppure non ci guardava, era impossibile dirlo. Così passò da una generazione all’altra, amabile, ineluttabile, impervia, tranquilla e perversa».

RECENSIONE

Primo libro che leggo di William Faulkner. In questo caso ci troviamo al cospetto di una raccolta di racconti e sono esattamente tre:
1. Una rosa per Emily;
2. Miss Zilphia Gant;
3. Adolescenza.

Le protagoniste di questi racconti sono tutte donne del Sud degli Stati Uniti che vivono come imprigionate le loro vite. Miss Zilphia è condizionata dalla madre che la segrega a casa e le impedisce di conoscere un futuro marito, mentre Emily è succube di un padre autoritario e anche lui la ostacolerà nel crearsi un futuro, infine Juliet, la più giovane protagonista, fa amicizia con un altro ragazzino ma verrà anche lei ostacolata dalla nonna (che la considera una poco di buono perché nuota e gioca nuda).

Non amo particolarmente questo tipo di storie ma devo ammettere che lo stile di scrittura di Faulkner è davvero alto e godibile.


sabato 30 novembre 2024

[Recensione] Brum brum - Giorgio Bettinelli

 


BRUM BRUM || Giorgio Bettinelli || Feltrinelli || 2015 || 400 pag.

Fra il 1994 e il 1995 Giorgio Bettinelli inizia il suo viaggio dall'Alaska alla Terra del Fuoco e fra il 1995 e il 1996 percorre in Vespa i 52.000 chilometri che separano Melbourne da Città del Capo. Il resoconto di questi due viaggi trova un breve ma efficacissimo momento narrativo nella prima parte di questo libro. Dopo aver raccontato le mille avventure e gli incontri di quella tappa, Bettinelli descrive un viaggio lungo oltre tre anni che dal Cile lo porta alla Tasmania fino in Siberia, attraversando Africa, Europa e Americhe. Il viaggio prosegue ma il racconto, per ora, si ferma qui, interrotto da un grave episodio che conferisce una nota di alta drammaticità a una voce di norma scanzonata, a uno sguardo attento e disincantato ma capace di lasciarsi stupire e sedurre. In questo libro Bettinelli ripropone se stesso, come lo abbiamo conosciuto nel libro In Vespa, viaggiatore intelligente e ironico, dotato di grande spirito di adattamento, di inesauribile curiosità, di rispetto e voglia di conoscere il mondo e le sue popolazioni.

RECENSIONE

L'instancabile (e anche un po' folle) Giorgio Bettinelli continua a viaggiare intorno al mondo a bordo di una Vespa e in questo altro libro ci narra le sue avventure on the road, dall'Alaska alla Terra del Fuoco, da Melbourne a Città del Capo, dal Cile alla Tasmania, fino in Siberia, dove attraverserà Africa, Europa e Americhe. Questo è il secondo libro che leggo di Bettinelli dopo La Cina in Vespa.

Quello che apprezzo di Giorgio (purtroppo scomparso ormai 16 anni fa ma sempre presente nei suoi libri) è la sua sincerità e spontaneità: dice e vive tutto senza filtri, in modo diretto, e lo stesso fa nei rapporti con gli altri. Mi piace come scrive, i suoi resoconti di viaggio non stancano mai, sembra di essere seduti dietro di lui nella Vespa e vivere sulla pelle tutte le sue avventure in giro per il mondo. Vedo la sua Vespa come un astronave e lui un vero e proprio cosmonauta che, pieno di curiosità, vuole scoprire nuove civiltà e vivere nuove avventure. Ad un certo punto di questo libro il nostro Giorgio rischia davvero la vita, viene derubato e imprigionato da un gruppo di africani e alla fine decidono di liberarlo e lui naturalmente non se lo fa ripetere due volte e fugge via, senza più nulla. Ecco, quando dico che è matto lo intendo proprio per questi episodi che gli sono capitati: spesso egli si avventura in territori abbastanza pericolosi (in questo caso lui non sapeva che la situazione era così grave e gli è andata bene, in fin dei conti) quasi senza preoccuparsene e quasi con incoscienza. Dall'altro lato, però, ha conosciuto tante belle persone, alcune le aveva conosciute nei suoi viaggi precedenti, altre anche se nuove davvero belle e ospitali.

Sinceramente non ho il coraggio di Giorgio, non credo che mai riuscirò a fare quello che ha fatto lui, ma la voglia di viaggiare, di esplorare nuovi stati e conoscere nuove culture mi ha sempre affascinato e chissà che un giorno non possa anche io vivere delle belle avventure (con più sicurezza però).

La mia video recensione:




lunedì 25 novembre 2024

[Recensione] Il collezionista di ossa - Jeffery Deaver

 


IL COLLEZIONISTA DI OSSA || Jeffery Deaver || BUR || 2013 || 446 pag.

Rhyme, criminologo forense divenuto tetraplegico in seguito a un incidente legato a un'indagine, viene incaricato di scovare il serial killer che rapisce persone appena arrivata a New York e poi le uccide asportandone dei pezzi. Il killer lascia indizi criptici che, se decifrati in tempo, possono portare alla vittima successiva. Affiancato da Amelia, la poliziotta che sostituisce le sue braccia e le sue gambe inerti, Rhyme lavora per deduzioni logiche e capisce che l'assassino è convinto di essere "il Collezionista di ossa", uno psicopatico degli inizi del secolo. Nella caccia all'uomo in lotta contro il tempo per salvare le vittime designate, Rhyme capisce che il killer in realtà vuole colpire proprio lui.

RECENSIONE

Anni fa avevo visto il film tratto da questo romanzo, Il collezionista di ossa, e scopro che è il primo di una lunga serie (fino ad oggi sono 16).

In questo thriller ci troviamo a che fare con un killer folle che ama le ossa umane e le colleziona. Per caso una poliziotta ritrova una mano umana che sbuca dai binari e nel corso delle indagini viene contattato Lincoln Rhyme, tetraplegico a seguito di un incidente sul lavoro, bravissimo a scovare e scavare nella psiche dei serial killer e nel decifrare le loro tracce. I due collaboreranno (Rhyme sarà la mente e la poliziotta Amelia Sachs le sue braccia) e nascerà una profonda intesa tra i due. Il killer lascia appositamente delle tracce per indicare quale sarà la sua prossima vittima e dove ritrovarla, e non sarà facile riuscire ad acciuffarlo. Ci saranno anche dei bei colpi di scena.

Devo ammettere che questo romanzo mi ha coinvolto, riesce a tenerti incollato alle pagine, ti fa scorrere un capitolo dopo l'altro e se siete appassionati di thriller ve lo stra-consiglio. Sicuramente leggerò anche il secondo di questa serie, poi si vedrà.


mercoledì 30 ottobre 2024

[Recensione] Charlie Chan e il cammello nero - Earl Derr Biggers

 


CHARLIE CHAN E IL CAMMELLO NERO || E. Derr Biggers || Newton Compton || 2012 || 188 pag.

Shelah Fane, celebre star del cinema, viene uccisa a Waikiki Beach e Charlie Chan, il noto detective un po' cinese, un po' hawaiano e un po' americano, protagonista di tanti romanzi di Biggers, deve scoprire l'assassino. L'unica pista possibile lo conduce a un episodio di tre anni prima, quando Shelah Fane, a Los Angeles, si trovò involontariamente ad assistere a un omicidio: ma chi sarà il misterioso assassino che è tornato in scena per eliminare uno scomodo testimone?

RECENSIONE

Dopo sei anni leggo un altro romanzo con protagonista Charlie Chan. Stavolta il nostro ispettore di polizia cinese è a casa sua a Honolulu, e scopriamo che ha la bellezza di quattordici figli (con tanta salute!). Accade che una celebre attrice di Hollywood, Shelah Fane, viene uccisa a Waikiki Beach e ben presto il nostro detective scoprirà che la signorina aveva, qualche anno prima, assistito a un omicidio.

Devo ammettere che fino alla fine non riuscivo a capire chi fosse l'assassino, anche perché ogni volta che Chan interrogava e approfondiva le vite dei vari personaggi sbarcati sull'isola assieme alla diva del cinema ognuno poteva avere a che fare con lei, in modo diretto o indiretto. Ho apprezzato il fatto che ogni indizio, colpi di scena, depistaggi, riflessioni, informazioni sul caso venissero condivise con noi lettori, così ti sentivi davvero coinvolto nelle indagini e potevi riflettere assieme a Chan. Ho notato che i vari personaggi che circondavano la diva restavano abbastanza distaccati emotivamente.

Potrei consigliarvi questa lettura come un giallo da leggere in spiaggia, nulla di più.


giovedì 24 ottobre 2024

[Recensione] Dieci cose che ho imparato da Jessica Fletcher - Alice Guerra

 


DIECI COSE CHE HO IMPARATO DA JESSICA FLETCHER || Alice Guerra || Rizzoli || 2024 || 251 pag.

Luigino, novantenne di Mestre che vive in compagnia delle sue galline, una mattina sparisce senza lasciare traccia. Un riluttante commissario siciliano, che odia il Veneto e sogna il trasferimento, sarà costretto a farsi carico delle indagini, ma la vera investigatrice - caparbia e inarrestabile come la sua mentore Jessica Fletcher - sarà una ragazza che si autoproclama "l'influencer di Mestre" e che non smette di ficcare il naso al bar, alle poste, al gingerino pomeridiano delle amiche della zia e, soprattutto, all'interno della stessa casa di Luigino.
Guidata dai principi e dagli insegnamenti della sua adoratissima Signora in giallo - tra "Anche la tua amica può essere un'assassina", "Se qualcosa non torna, è meglio ficcare il naso" e "Chi ha bisogno di dimostrare il proprio valore non vale poi molto" - della quale non perde una puntata, Alice inizia a scoprire qualcosa di più sulla vita e sul mondo di Luigino, che sotto molti aspetti sono simili ai suoi.
Tra colazioni al bar per carpire informazioni ai vecioti di Mestre, goffi pedinamenti e scelte coraggiose (sul filo della legalità), Alice ci racconta anche un po' di sé: del disturbo d'ansia generalizzata di cui soffre, di come ha fatto in qualche modo i conti con questa realtà, di anni trascorsi a rincorrere le cose sbagliate e delle sue relazioni amorose disfunzionali.
Una storia appassionante, ironica e potenzialmente verissima, che ci invita a ricordare che "non è mai troppo tardi per fare ciò che ci rende felici, nemmeno se abbiamo novant'anni e siamo più di là che di qua".

RECENSIONE

Un anziano novantenne scompare improvvisamente da Mestre abbandonando le sue amate galline e la sua bicicletta. Ad indagare su questa scomparsa ci sarà un commissario siciliano che ha nostalgia di casa sua (e soprattutto del suo cibo) ma in realtà chi si prende davvero a cuore di questa scomparsa e ad indagare, a modo suo, sarà la trentenne influencer Alice, amante della serie tv che danno tutti i giorni su Rete 4 Jessica Fletcher, la mitica Signora in Giallo, che è in un certo senso la sua mentore.

Che dire, la scrittura e la storia di Alice Guerra non è niente male, piena di ironia e di situazioni divertenti, e come prima opera di questa scrittrice esordiente direi che va bene. Certo, definire un giallo questo storia è un po' esagerato, è più una sorta di diario della influencer che ci narra le sue avventure (e soprattutto disavventure) quotidiane, sempre con ironia.


mercoledì 23 ottobre 2024

[Recensione] Punti di vista - Patrizia Trinchero

 


PUNTI DI VISTA || Patrizia Trinchero || Delos Digital || 2014 || 56 pag.

Se a indagare fosse Moriarty e il colpevole Holmes? E se un incidente fosse in realtà un delitto in camera chiusa "quasi perfetto"?

Il problema finale si avvicina. Una casa è stata violata, una cassaforte svaligiata e questa volta a indagare non troviamo Holmes, ma Moriarty. Il Professore, dopo aver eliminato un amico del Primo Ministro attraverso la sua rete criminale, dovrà occuparsi di un Holmes in veste insolita: quella dello scassinatore. Anche Watson, novello sposo, dovrà fare i conti con questo lato oscuro dell'amico. Il dottore cercherà anche di capire come un fatale incidente, agli occhi del detective, possa risultare un delitto in camera chiusa "quasi perfetto". Tutto infatti dipende dal punto di vista.

RECENSIONE

In questo racconto ci troviamo per la prima volta a seguire il punto di vista dell'arcinemico di Sherlock Holmes, il professor Moriarty. Ma leggeremo anche il punto di vista del fido Dottor Watson. E, come in ogni caso, il nostro detective inglese Holmes riuscirà a sbrogliare la matassa.


domenica 20 ottobre 2024

[Recensione] L'invenzione di Morel - Adolfo Bioy Casares

 


L'INVENZIONE DI MOREL || Adolfo Bioy Casares || SUR || 2017 || 133 pag.

L’invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del Novecento. Pubblicato nel 1940, esce oggi in una nuova traduzione di Francesca Lazzarato, che ne ha curato anche la postfazione. Fortemente ispirato all’Isola del dottor Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un’isola deserta per evitare la condanna all’ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da pura forma. Un romanzo estremamente moderno e denso, che in poche pagine cattura il lettore invogliandolo ad addentrarsi nei labirinti della trama e a decifrarne gli enigmi.

RECENSIONE

Arrivo alla lettura di questo classico della letteratura mondiale spinto anzi suggerito dalla citazione che si fa nella serie tv Lost (dove dei naufraghi e sopravvissuti a un incidente aereo sono costretti a vivere in un'isola misteriosa e piena di eventi assurdi). In realtà conoscevo già la storia di Morel visto che avevo anni fa recuperato il film del 1974 diretto da Emidio Greco.

Un naufrago arriva in una misteriosa isola abbandonata che ha al suo interno una costruzione che contiene una biblioteca, una sala da pranzo, una cucina, camere da letto, una cappella e anche una piscina. Sembra proprio abbandonata da molti anni, visto che è piena di ragnatele e polvere. Ma improvvisamente, un giorno, iniziano a mostrarsi delle persone vestite di gala che chiacchierano tra loro, fanno il bagno in piscina, mangiano insieme. Sono fantasmi o persone reali? Il naufrago prima si spaventa e fugge, nascondendosi. Poi pian piano inizia a spiarli fino a spingersi a parlare con loro, ma senza essere visto o contraccambiato. Ben presto riuscirà a capire il perché.

Questo romanzo è molto affascinante e ci fa riflettere sul tema dell'immortalità: Morel inventa un meccanismo che ci potrebbe rendere immortali, o almeno le nostre ombre passeggere su questa Terra. In realtà quello che fa lo scienziato Morel è di eternizzare, registrare per sempre, la quotidianità, la banalità dell'ordinario: ci si sveglia, si fa colazione, si va al bagno, si chiacchiera, si pranza, si prende il sole, si passeggia sulla spiaggia, si litiga, si cena, ci si riposa, si ama. Questa storia fa riflettere sul fatto che la nostra vita, di ognuno di noi, è effimera e breve come un filo d'erba: al mattino spunta, durante il giorno vive, la sera già dissecca e poi muore.

N.B.: Casares un grande ad aver anticipato già negli anni 40 la realtà virtuale, anche se lui critica questo tipo di progresso tecnologico come un'invenzione senza anima.

Ecco la mia video recensione:




venerdì 18 ottobre 2024

[Recensione] Sunfall - Jim Al-Khalili

 


SUNFALL || Jim Al-Khalili || Bollati Boringhieri || 2019 || 416 pag.

2041. Pericolo dal Sole: entro poche ore, emissioni straordinarie di massa coronale colpiranno la Terra, già a rischio per l'indebolimento del campo magnetico che protegge il pianeta. In Nuova Zelanda un'aurora australe, che dovrebbe essere rivolta a sud, appare invece a nord. Un aereo in atterraggio a Nuova Delhi si schianta al suolo per il danneggiamento dei satelliti di comunicazione dovuto a una raffica di particelle ad alta energia provenienti dallo spazio. Su un'isola delle Bahamas si scatena un uragano di violenza inaudita. La Terra è fuori controllo e le autorità mondiali stanno nascondendo la verità sulla catastrofe imminente per non seminare il panico. Toccherà a quattro scienziati, due uomini e due donne, far ricorso a tutto il proprio sapere, al proprio coraggio e alla propria inventiva per salvare il pianeta. Ma c'è chi è convinto che l'estinzione dell'umanità sia l'unica soluzione possibile… Dal notissimo fisico quantistico Jim Al-Khalili, un romanzo scientificamente plausibile che ci proietta nel futuro, un thriller dal ritmo serrato che svela chi saremo e come vivremo tra non molti anni e, soprattutto, ci ricorda che in un mondo di raffinate tecnologie – a partire dai droni e dalle intelligenze artificiali, così simili a quelle che già conosciamo – la variabile umana e la conoscenza rimangono le nostre principali alleate. Con grande accuratezza scientifica, Jim Al-Khalili conduce il lettore in un futuro agghiacciante e ma allo stesso tempo più vicino a noi di quello che possiamo pensare.

RECENSIONE

In un vicino futuro, il 2041, accadono dei fenomeni atmosferici a dir poco catastrofici: emissioni di massa coronale solare che colpiscono la Terra la quale ha un campo magnetico debole, uragani sempre più pericolosi e potenti, satelliti artificiali di comunicazione danneggiati da particelle ad alta energia provenienti dallo spazio. Il rischio è l'estinzione di ogni essere vivente sul nostro pianeta. Per questo si crea un team di scienziati che proveranno a salvare la Terra e la vita dei terrestri. Uno degli scienziati della storia, fortunatamente, tenterà di creare una macchina in grado di inviare fasci di materia oscura all'interno del nucleo terrestre per riavviare il nostro campo magnetico, ma si troverà davanti una setta, i Purificatori, che tenteranno di sabotare diverse volte questo progetto (anche sequestrandogli la figlia).

Un thriller fantascientifico con tante descrizioni scientifiche, fisiche e tecnologiche, non a caso l'autore è uno stimato fisico quantistico e divulgatore scientifico. Il fatto che il campo magnetico che ci protegge dai raggi solari potrebbe indebolirsi mi ha angosciato, visto che è una teoria scientificamente possibile e probabile (potrebbe accadere). Lo stile di scrittura ricorda molto quello di Michael Crichton.


giovedì 17 ottobre 2024

[Recensione] Il codice segreto di Pechino - Adam Brookes

 


IL CODICE SEGRETO DI PECHINO || Adam Brookes || Newton Compton || 2015 || 321 pag.

Peanut è un uomo solitario. Una notte fugge da un campo di lavoro, attraversando le lande desolate e ghiacciate della zona nordoccidentale della Cina. E pensare che, vent’anni prima, era una spia di Sua Maestà, arruolato nei servizi segreti britannici. Ora, invece, deve darsi alla macchia confondendosi tra le strade di Pechino, tenute perennemente sotto controllo della polizia della Repubblica popolare cinese. Disperato e senza più scrupoli, Peanut sarà costretto a ricontattare i suoi vecchi superiori all’MI6, ma per farlo non esiterà a coinvolgere un giornalista, Philip Mangan, offrendosi di rivelargli scottanti segreti militari in cambio del suo aiuto. Quelle informazioni si riveleranno però ben più interessanti di quanto Peanut o Mangan avrebbero mai potuto immaginare… e non soltanto per gli inglesi.

RECENSIONE

Un giornalista free lance britannico, Philip Mangan, incontrerà a Pechino il cinese Peanuts, alias Li Huasheng, ex spia ed ex prigioniero in un campo di lavoro, e da quel momento resterà invischiato in una storia di spionaggio industriale riguardante la costruzione di missili per testate termonucleari.

Uno spy thriller con alti e bassi, diventa più "accattivante" soprattutto nella seconda parte. Trovato per caso nella bancarella di libri che in estate frequento.




mercoledì 16 ottobre 2024

[Recensione] Il pericolo senza nome - Agatha Christie

 


IL PERICOLO SENZA NOME || Agatha Christie || Mondadori || 2019 || 240 pag.

Hercule Poirot ha deciso di concedersi un periodo di riposo in Cornovaglia, quando proprio davanti ai suoi occhi uno sconosciuto attenta alla vita di una bella ragazza. L’investigatore belga è subito pronto a riprendere l’attività: il primo problema da risolvere consiste nel convincere Nicky, vittima di una serie di incidenti quanto meno improbabili, che nonostante l’assenza apparente di motivi qualcuno la vuole veramente uccidere; il secondo sarà risolvere il mistero di un omicidio non commesso. Non ancora, almeno.

RECENSIONE

Il nostro investigatore Poirot non può neanche concedersi un attimo di riposo in Cornovaglia che subito si ritrova a dover indagare su una serie di tentati omicidi verso la bellissima Nicky, uno avviene con lui presente dove un proiettile per poco non porta all'altro mondo la ragazza.

E anche stavolta la Christie mi ha fregato, non sono riuscito a capire chi era il colpevole.

La mia video recensione: 




giovedì 10 ottobre 2024

Tutti i libri citati nella serie tv Lost (prima parte)

Ebbene sì: Lost è stata una delle serie tv mie preferite, la seguivo su Rai 4 qualche annetto fa (per non dire decennio ma sono umile!) e ancora ricordo alcuni colpi di scena e il bel approfondimento psicologico dei vari personaggi. Ma a parte consigliarvela (l'ho recuperata e dunque rivista da poco su Netflix ma potete recuperarla anche su Amazon Prime e su Disney+) ho notato che ci sono davvero tante citazioni di libri e di scrittori, cosa che quando ero più giovane non avevo notato. 

Rivedendola non ho potuto fare a meno di segnarmi i libri che leggeva Sawyer sulla spiaggia e facendo una ricerca sul web ho via via scoperto tutte le citazioni letterarie che vengono fatte nella serie tv. Beh, visto che in questo mio blog vi parlo delle mie letture non potevo esimermi dal presentarvi e consigliarvi le letture citate in Lost, alcuni dei classici della letteratura mondiali, altri importanti, altri ancora inerenti ad alcuni episodi presenti nel serial. Se sei curioso/a di sapere quali sono, continua a leggere! 

Alice nel paese delle meraviglie, Carroll 
Questo celebre romanzo, uno dei più famosi fantasy al mondo, viene citato spesso nel corso della serie, ma andiamo per ordine. Locke cita il romanzo per spiegare a Jack la metafora del "coniglio bianco" (l'immagine sfuggente di suo padre) che è anche il titolo dell'episodio ("Il coniglio bianco"). In "L'uomo dietro le quinte", ci sono molti riferimenti ad Alice: Ben lascia un coniglio bianco per provare se è sicuro attraversare la barriera sonica che conduce ad un altro mondo (il mondo degli "Altri"). Alice segue il coniglio bianco giù per la tana che conduce al Paese delle Meraviglie. Si vede la madre di Ben, Emily, indossare un vestito blu con un nastro intorno alla testa e lunghi capelli biondi. Questa è molto simile all'illustrazione originale di Alice fatta da Tenniel e dell'adattamento del lungometraggio Disney. In "Greatest Hits", Charlie entra nella Stazione Lo Specchio, ma il suo ingresso è simile all'ingresso di Alice nel Paese delle Meraviglie. In "Attraverso lo Specchio", Alice si arrampica attraverso lo specchio sopra il caminetto ed entra in un mondo simile a quello reale (in principio) ma dove ogni cosa è sottosopra. Al contrario, in "Alice nel Paese delle meraviglie", Alice segue il coniglio bianco nella sua tana e cade in un "pozzo molto profondo". Charlie sta cercando il coniglio bianco (il Logo della DHARMA) e scende in profondità. Charlie come Alice, non considera la possibilità di fuggire: "Una volta caduta giù inseguendo il coniglio bianco Alice non aveva considerato come avrebbe fatto a tornare indietro nel mondo." Il pensiero di Charlie di essere coraggioso e passare per un eroe è simile al pensiero iniziale di Alice: "Tutti a casa penseranno che sono coraggiosa!

La collina dei conigli, Adams
Kate trova Sawyer seduto sulla spiaggia mentre legge questo libro. Boone afferma che lo stava leggendo durante la sua permanenza in Australia (quindi era suo). A quanto affermato da Sawyer, il libro è stato portato sulla riva (episodio "Il truffatore"). Nell'episodio "Abbandonate" si vede nuovamente Sawyer mentre legge questo libro sulla spiaggia. "La cura è peggiore della malattia", una delle possibili traduzioni per la frase in latino "Aegrescit medendo" scritta sulla mappa della porta blindata è una diretta citazione del libro. Viene detta dal Capo Coniglio con il senso che sarebbe più semplice per la comunità rimanere dove sono sperando di sopravvivere alla malattia, che cercare di combatterla. Nella trasposizione per la tv datata 1978, la scena d'apertura mostra l'occhio del protagonista che si apre, proprio come in Lost.


Accadde al ponte di Owl Creek, Bierce
Locke rigira questo libro nelle mani, nella Stazione Il Cigno, sfogliando le pagine alla ricerca di foglietti tra di esse (episodio "Il lupo"). Il parallelo tra Lost e questo breve racconto può trovarsi nel ricorso a flashback come tecnica narrativa. In comune si possono trovare anche i frequenti sogni o allucinazioni a cui i personaggi di Lost sono spesso soggetti.

Corpi al sole, Christie
È il libro che Sawyer sta leggendo quando viene interrotto da Nikki (nell'episodio "Exposé"). Considerato da molti come uno dei più affascinanti libri di Agatha Christie, questo racconto macabro non ha perso nulla del suo intricato intreccio dalla sua prima pubblicazione nel 1940. Usando una trama che è diventata canone dei racconti gialli, Christie raccoglie tutti i personaggi in un posto difficile da abbandonare, in questo caso il Jolly Roger, un hotel nella costa sud dell'Inghilterra. Uno degli ospiti viene strangolato a morte e il famoso detective Hercule Poirot che si trova lì in vacanza si occupa del caso. Ogni personaggio ben strutturato dall'autrice è un possibile indiziato e il lettore è portato di volta in volta a cambiare opinione sull'identità dell'assassino." La similitudine con i protagonisti di Lost è a dir poco lampante, no? 

Cuore di tenebra, Conrad
Jack chiede a Kate: "Spiegami una cosa, come mai ogni volta c'è una missione in Cuore di tenebra, ti fai avanti?" quando Kate decide di farsi volontaria per cacciare il cinghiale con Locke. (episodio "La caccia"). Charlie dice a Hurley, "Un minuto sei l'uomo più felice e fortunato, Hurley, e quello dopo sei il Colonnello Kurtz!" (episodio "Numeri"). Per chi non lo sapesse, il Colonnello Kurtz è il personaggio del film del 1979 Apocalypse Now, che è liberamente inspirato a Cuore di Tenebra. Le molteplici chiavi di lettura fanno di questa opera tuttavia una chiara critica al colonialismo soprattutto in territorio Africano. Secondo Conrad tutta l'Europa è colpevole di barbarie e ingiustizie nei confronti del popolo africano e per far capire al meglio ciò, ogni personaggio del libro è di diversa nazionalità. Kurtz è tedesco, ma la madre è inglese e il padre francese; il suo aiutante è russo, il capitano del battello è svedese etc. Marlow parte alla ricerca del colonello consapevole di addentrarsi nel Cuore di tenebra della civiltà, ma man mano che il suo viaggio prosegue, scoprirà che il vero cuore di tenebra è da ricercarsi nella sua civiltà, la civiltà occidentale.

I fratelli Karamazov, Dostoevskij
Esplorando lo spessore talvolta nascosto delle battaglie e dei peccati dell'umanità, Dostoevskij sviluppa un grande romanzo quasi epico cercando di svelare il lato più oscuro dell'umanità e arrivando quasi ad afferrare il vero significato dell'esistenza. Locke dà questo libro a Ben (che afferma in seguito di essere "Henry Gale") da leggere, per cui Ben replica, "Non avete niente di Stephen King?" (episodio "Maternità"). Tra le affinità e i temi condivisi troviamo religione, redenzione, il fato contro il libero arbitrio, parricidio (Locke e Ben sono infatti i responsabili della morte dei rispettivi padri, Anthony Cooper e Roger Linus). 


L'isola misteriosa, Verne
Shannon chiama l'Isola "Misteriosa isola". (episodio "Il mistero della valigetta"). Nel romanzo, molti individui e un cane hanno un incidente con una mongolfiera e precipitano su un'isola del Sud Pacifico (proprio come pare abbia fatto Henry Gale), dove accadono cose strane. Uno dei personaggi segue un cavo che dalla spiaggia porta nell'oceano fino giù dove si trova il Nautilus, in una postazione segreta, molto simile al cavo scoperto da Sayid che porti fino alla stazione Lo Specchio. La presenza degli Ostili su un isola: sei pirati si nascondono nella foresta spaventando i naufraghi, ricordando la presenza degli ostili con la Dharma. Sull'isola misteriosa Cyrus e gli altri usano della dinamite per far saltare in aria una caverna subacquea che si rivelerà essere una casa migliore della spiaggia. Anche in Lost la botola verrà fatta saltare in aria con la dinamite diventando un rifugio migliore della spiaggia. 




Il mago di Oz, Baum
Henry Gale è il nome dello zio di Dorothy. Quando viene catturato, Ben (che insiste a sostenere di chiamarsi "Henry Gale") afferma di essere giunto sull'isola con una mongolfiera, come aveva fatto il Mago. Cosa che sembra aver fatto il vero Henry Gale. In "Déjà vu", Mrs. Hawking e Desmond osservano qualcuno con le scarpette rosse venire colpito da un rottame che cade dall'alto, proprio come accade alla Perfida Strega dell'Est appena Dorothy arriva ad Oz. Un episodio si intitola "L'uomo dietro le quinte" e parla del passato di Ben attraverso un suo flashback. Il titolo sembra far riferimento al Mago di Oz, che si nasconde dietro un sipario rosso ed esclama "Fate attenzione all'uomo dietro il sipario!" In un episodio, Sawyer chiama Charlie "Munckin" ("Tricia Tanaka è morta").

In "L'uomo dietro le quinte", Locke accusa Ben di essere "l'uomo dietro al sipario, prima di essere condotto nella capanna di Jacob nella giungla.
In "Tricia Tanaka è morta", Desmond è trasportato in un luogo differente nel tempo e nello spazio fuori dall'isola dopo essere stato colpito alla nuca con una mazza da cricket ad un pub. Questi eventi non si riferiscono letteralmente al Mago di Oz, è comunque certo che la scena richiami il film del 1939, dove Dorothy è trasportata ad Oz dopo essere stata colpita sulla testa dalla finestra della sua camera da letto durante un uragano. Alla fattoria dei Gale, uno dei braccianti si chiama Zeke. Sawyer chiama Tom "Zeke" in un episodio.

Il nostro comune amico, Dickens
Il nostro comune amico è l'ultimo romanzo completo scritto da Charles Dickens. Molti sono convinti che questo libro sia il più avvincente che Dickens abbia mai scritto ed è conosciuto per il finale apparentemente affannoso. Il romanzo è la storia del figlio di un magnate che deve sposare una donna per ereditare la fortuna del padre. Lui si rifiuta, scappa, ed è falsamente creduto annegato. Ritornato sotto una falsa identità, si fa assumere in una compagnia legata al padre, e sposa la stessa donna per i suoi meriti, non per le ricchezze del padre, e soltanto dopo riassume la sua vera identità ed eredita la sua fortuna. Nel finale "Si vive insieme, si muore soli" viene rivelato che Desmond porta con sé un'edizione Penguin di Il nostro comune amico strettamente legata con degli elastici, e che deve essere aperto e letto come ultima cosa prima di morire. Sapendo presumibilmente il significato del libro per lui, Penelope inserisce una lettera che parla del suo amore e della sua immortale devozione nel libro, pensando che Desmond lo avrebbe letto nel suo momento di massima disperazione mentre è chiuso in un carcere militare. Ma lui non la leggerà in prigione, perché ha consegnato il libro al deposito della prigione con il resto dei suoi effetti personali, e quindi non gli è stato restituito fino al suo rilascio. Nella stazione il Cigno, finalmente trova e legge la lettera, quando finalmente apre il libro perché pensa di suicidarsi dopo tutto quel tempo trascorso inutilmente nella botola. Viene rivelato che questo episodio avviene nello stesso momento in cui John Locke era anch'esso disperato e stava prendendo a pugni la botola al termine dell'episodio "Deus Ex Machina". La combinazione fra il ritrovamento della lettera e l'apparizione di Locke salvano apparentemente la sua vita distogliendolo dal suicidio.

Il signore delle mosche, Golding
Il signore delle Mosche è un romanzo allegorico scritto nel 1954 dal premio Nobel William Golding. Il romanzo parla di un gruppo di studenti che prova a ricreare una società dopo essere naufragati su di un'isola, solo per vederla cadere a pezzi dopo che il lato oscuro della natura umana vanifica i tentativi di stabilire un ordine. Il principale conflitto nel libro è dato dalla crescente distanza tra Ralph, il leader razionale e retto che cerca di ricreare un ordine, e Jack, che punta ad un'anarchia dionistica e animale. Omicidi e caos aumentano man mano che la storia continua e le cose sfuggono di mano.
È stato per la prima volta menzionato da Sawyer dopo aver catturato Jin sospettato di aver dato fuoco alla zattera (cosa in seguito rivelata falsa), "Quelli giù alla spiaggia un mese fa potevano essere dottori e commercialisti, un mese fa, ma adesso è il tempo del Signore delle Mosche." (Cambiamenti)
Successivamente vi ha fatto riferimento Charlie, a proposito dei sopravvissuti del troncone di coda: "Sembra che abbiano avuto un periodo parecchio brutto. Sembra che ci sia un maledetto Signore delle Mosche la fuori"(Storia di Kate). Lo scisma tra due dei protagonisti per la leadership nell'isola (Ralph/Jack nel libro, Jack/Locke in Lost; vedi in particolare il tema esplicitato dal titolo ""Uomo di scienza, uomo di fede"). Uno dei naufraghi che sente una naturale connessione con l'isola (Simon e Locke) e ognuno dei due ha un posto che trova affascinante ed ipnotizzante (Simon un posto segreto di cui lui solo è a conoscenza, Locke la Botola).

Ci sono ancora tanti riferimenti letterari, ho tentato di presentarvi i migliori. Ma se questo tipo di articolo vi è piaciuto, sono pronto a scriverne un altro con altre citazioni. Fatemi sapere e soprattutto commentate qua sotto. 





[Recensione] Il Cammino di Santiago - Fabrizio Ardito

  IL CAMMINO DI SANTIAGO || Fabrizio Ardito || Touring Editore || 2012 || 328 pag. Esperienza spirituale che si colora d’avventura, la marci...