venerdì 22 luglio 2022

[Recensione] Tokyo Soundtrack - Hideo Furukawa

 


TOKYO SOUNDTRACK || Hideo Furukawa || Sellerio || 2018 || 764 pagine

In una Tokyo tropicale e surriscaldata giungono un ragazzo e una ragazza che hanno in comune un passato straordinario, sono riusciti a sopravvivere su un’isola deserta. Riportati alla civiltà, le loro vite prenderanno strade diverse, ma finiranno per convergere di nuovo nel caos elettrizzante e tossico della capitale giapponese.
All’inizio è l’eden, l’incanto di un’isola in cui l’uomo sembra non aver lasciato traccia. Ma durerà poco, perché al contrario l’attività umana ha stravolto il mondo. Tokyo è diventata una metropoli surriscaldata e impazzita, in cui la natura non ha più regole, i ciliegi sono sempre in fiore, zanzare e insetti trasmettono ogni tipo di malattia tropicale. Tutto è ostile, anche il clima politico: la suscettibilità verso gli stranieri è altissima, l’immigrazione clandestina ha cambiato il volto della società, e va combattuta a ogni costo.
Può sembrare un romanzo distopico, di pura immaginazione, invece, nel rovesciamento paradossale che appartiene a ogni finzione letteraria, molto è vero. Sono veri i luoghi, le strade, le tensioni e le atmosfere che vediamo noi stessi nelle nostre città.
Più che vero è il ritratto della sensibilità dei personaggi, dei ragazzi che sono al centro di una storia unica, quasi una nuova declinazione del realismo magico, in cui convergono fumetto manga e furore punk, per creare un romanzo di formazione del XXI secolo.
Tokyo Soundtrack racconta la felicità perduta, il linguaggio del corpo e dell’indipendenza, e poi la collera politica, la frustrazione, la rivolta. Con la voce dell’instabile sensibilità letteraria di questi anni Furukawa affronta temi contemporanei, l’identità sessuale, le migrazioni, il rapporto tra tecnologia e natura, all’interno di una narrazione in cui realtà e fantasia non vogliono più distinguersi, perché nel loro mescolarsi nasce uno strumento di massima libertà.

Recensione

Difficile definire questo romanzo di Furukawa: anzi credo che la maggior parte (o chi è riuscito a portare a termine la lettura, visto che siamo oltre le 700 pagine!) lo trova "strano" e non posso che confermarlo: è strano. Accadono tante cose diverse, anche se essenzialmente i protagonisti sono due ragazzini che per vicissitudini diverse prima convivono in un'isola deserta, poi vengono adottati ma si separeranno per vivere due vite diverse.

Ci viene presentata una storia di solitudini, alla continua ricerca di una loro identità. Credo che ci siano dei problemi in questo romanzo: lo stile non è lineare, forse è colpa della traduzione dal giapponese? Devo ammettere però che ci sono dei punti quasi geniali, ma vengono presto dimenticati nelle lunghe dissertazioni e nelle diverse situazioni che si vengono a creare, lasciando la storia in secondo piano per focalizzarsi su eventi secondari. Poteva essere scritto meglio a mio modesto parere, in certi punti risulta anche confusionario.

Non riesco ancora, dopo alcuni giorni che ho finito la lettura, a capire bene questa storia: cosa voleva lasciarci l'autore? Poi non capisco se sia un difetto la lunghezza del romanzo o sia invece lo stile dell'autore quello di dilungarsi. Tra i temi ricorrenti c'è la questione sull'immigrazione (gli immigrati vivono e lavorano di nascosto nelle viscere di Tokyo, trasportati di notte in bus anonimi) la crescita personale, il ritorno allo stato selvaggio dell'uomo (l'esperienza che fanno i due bambini nella prima parte del romanzo), l'alienazione che crea la vita urbana, la distruzione di se stessi (Touta).

Ho notato che si ispira ad Haruki Murakami in certi punti, ma lui resta inimitabile, mi spiace.


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