martedì 12 novembre 2019

[Recensione] Solo il mimo canta al limitare del bosco - Walter Tevis

Titolo: Solo il mimo canta al limitare del bosco 
Titolo originale: Mockingbird
Autore: Walter Tevis
Traduttrice: Roberta Rambelli
Curatore: Goffredo Fofi
Editore: Minimum Fax
Data di pubblicazione: settembre 2015
Anno di uscita originale: 1980
Genere: fantascienza
Pagine: 343
Prezzo: 13,50

Quarta di copertina
Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell'uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ogni persona assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all'estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l'esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà.Tevis si muove dall'incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell'uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa in pericolo.

Recensione
Prima opera di Walter Tevis che leggo, ed è subito amore!

Siamo nel futuro, nel 2467, a New York e scopriamo che il mondo è governato dai robot mentre gli esseri umani si trovano ad un passo dall'estinzione visto che prendono continuamente droghe (e questo ricorda Il mondo nuovo di Aldous Huxley) come se fossero medicine e non hanno più figli. I suicidi sono all'ordine del giorno e le persone non hanno alcun scopo se non sballarsi. Seguiremo le storie dei tre protagonisti: Robert Spofforth, un' androide dai ricordi e sentimenti umani che ha un solo desiderio: morire; Paul Bentley professore che impara a leggere e Mary Lou che rifiuta le droghe e desidera avere un figlio.

Walter Tevis ci fa riflettere sul fatto che il sogno dell'uomo, anche se si avverasse (ovvero essere serviti dai robot) non porta alla felicità: anzi, ciò ha portato l'umanità alla sua quasi estinzione. L'uomo invece di usare la tecnologia viene manipolato da essa. Walter ha una poetica e certi passaggi davvero delicati e bellissimi. Ho apprezzato ad esempio l'evoluzione umana di Bentley (secondo me il vero protagonista del romanzo) il quale riesce per caso a leggere e così scopre cos'è stata davvero l'umanità (in un certo senso ricorda Montag, il protagonista di Fahrenheit 451) e, conosciuta la sua Eva, sono gli unici due esseri umani a non prendere più quelle droghe anticoncezionali. Egli scopre tutte le emozioni dell'essere umano: l'amore, la condivisione, la curiosità, il libero arbitrio; ma anche, non meno importanti, il senso della famiglia, l’amicizia, la rabbia, il piacere del cibo e la bellezza di un corpo sano. L'androide Robert è una sorta di dio che dovrebbe aiutare gli esseri umani ma che, stanco di vivere per sempre (egli non può suicidarsi perché il suo programma glielo vieta) vive la solitudine e la depressione.

Nonostante questa opera abbia quasi 40 anni le tematiche che contiene sono ancora attuali: questo romanzo distopico estremizza i mali e le pessimi abitudini dell'uomo del XX secolo e l'effetto che questi hanno sulla società, evidenziando come certi cambiamenti radicali vengano posti in essere da piccole abitudini e modi di fare che subdolamente e spesso in punta di piedi entrano nella nostra vita, diventano parte della quotidianità per poi evolvere verso forme diverse più estreme e fortemente invasive, la cui "azione" è agevolata dal fatto che sono già presenti nella nostra vita (agiscono dall'interno) e che quindi non trovano nessun tipo di difesa da parte nostra. Un vizio evidente è il diventare dipendenti da felicità effimere (le droghe che oggi sono gli smartphone, dei quali tutti siamo dipendenti) che ci isolano dagli altri, illudendoci di essere con gli altri.
Il finale dovrebbe essere catastrofico ma Tevis, fortunatamente, ce ne regala uno pieno di speranza: ci lascia il messaggio che i valori possono sempre essere riscoperti e possono uscire fuori.

Tutti quei libri, anche quelli noiosi e quasi incomprensibili, mi hanno fatto capire più chiaramente che cosa significa essere umano. E ho imparato dal senso di soggezione che provo a volte quando mi sento in contatto con la mente di un’altra persona morta da molto tempo e so di non essere solo su questa Terra. Ci sono stati altri che hanno provato ciò che io provo e, a volte, sono riusciti a dire l’indicibile. “Solo il Mimo canta al limitar del bosco”. “Io sono la via e la verità e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà”. “La mia vita è leggera ed attende il vento della morte, come una piuma sul dorso della mia mano”.

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