martedì 6 agosto 2019

[Recensione] Silenzio - Shūsaku Endō

Autore: Shūsaku Endō
Titolo: Silenzio
Traduttore: Lydia Lax
Editore: Corbaccio
Data di pubblicazione: 2 dicembre 2016
Anno di uscita originale: 1966
Genere: romanzo storico
Pagine: 224
Prezzo: 16,40 euro

Ho conosciuto questa storia narrataci dal cattolico Endo al cinema guardando, appunto, la versione cinematografica che Scorsese ha realizzato sul suo romanzo omonimo, Silenzio. L'autore ci presenta la storia di due padri gesuiti che vanno in Giappone per cercare il loro caro professore padre Ferreira (presente lì in Oriente da oltre trent'anni come missionario) del quale è giunta voce abbia abiurato alla sua fede dopo aver subito delle atroci torture. I due sacerdoti missionari padre Rodrigues (il protagonista del romanzo) e padre Garrpe dopo varie peripezie e avventure, riescono a giungere in Giappone e qui trovano la popolazione cristiana costretta a nascondersi dalle autorità le quali, per cercare di scoprire i cristiani nascosti, obbligano le persone sospette a calpestare simboli sacri come il crocifisso o l'immagine della Vergine Maria. Coloro che si rifiutavano di metterla in atto venivano prima arrestati, e successivamente uccisi tramite la pratica del anazuri che consisteva nell'appendere il corpo del condannato a testa in giù sopra una fossa e lasciarlo morire dissanguato.

E vedremo come padre Rodrigues inizialmente animato da entusiasmo e buona volontà, lentamente vacilla: egli è disposto a soffrire piuttosto che abiurare per il bene della propria fede, ma nutre dubbi sulle conseguenze di tale scelta, visto che, se rinnegasse la sua fede, potrebbe porre fine alle sofferenze di molti cristiani. Le forti convinzioni che prima aveva ora sono messe in crisi, anche a causa del silenzio di Dio, che non risponde alle sue invocazioni.

Ecco dunque i temi del romanzo: innanzitutto, il silenzio di Dio dinanzi alla sofferenza del credente; e poi, il mistero su quale sia il vero volto di Cristo. E, in particolare, quale sia la vera natura del tradimento, e dell’apostasia, in certe condizioni estreme.

Certamente un romanzo storico che lascia il segno, che ti fa riflettere su come ognuno di noi è chiamato a credere in Dio in modo personale e unico e su come la nostra fede (per chi ce l'ha) sia costantemente messa alla prova, fino a farci chiedere: perché Dio non ci risponde? Perché egli tace di fronte alle sofferenze degli innocenti? Perché il male sembra vincere sul bene?
Io non mi sento di giudicare le decisioni sofferte da padre Rodrigues, anzi, il punto forte che l'autore giapponese ci dona è proprio questo farci immedesimare col sacerdote che si ritrova in una evoluzione della sua spiritualità contrastata e umanissima. Che è poi quello che avviene dentro ognuno di noi: la vera fede in Dio si forgia nel tempo e cambia, si riempie di dubbi fino al punto da dire: ma ci sei Dio? Perché io non riesco a sentirti! 

La questione principale su cui Endo si interroga nella sua opera è il significato della fede cristiana per il giapponese contemporaneo. Secondo Fumitaka Matsuoka sarebbe centrale in "Silenzio" la figura di Gesù e il concetto di fumi-e - l'immagine di Gesù o di Maria installata su un pezzo di legno o di rame che il governo giapponese obbligava i cristiani a calpestare per avere salva la vita - e che durante il XVI secolo sarebbe stato usato come "stratagemma psicologico intelligente" da parte dell'autorità facendo leva sull'importanza attribuita dalla cultura giapponese alla pietà filiale e della fedeltà ad una autorità superiore.
Secondo Matsuoka la concezione della fede sviluppata da Endo descritta anche nel suo "La vita di Gesù" (1973) sarebbe in sintonia con la mentalità religiosa giapponese anche in un altro senso: "I giapponesi tendono a cercare nei loro dei e in Buddha una madre dal cuore caldo, piuttosto che un padre severo. Con questo fatto sempre in mente, ho cercato di rappresentare Dio non tanto nell'immagine del padre che tende a caratterizzare il cristianesimo, ma nell'aspetto materno e generoso di Dio che si rivela a noi nella persona di Gesù".
La condizione di dipendenza che caratterizza il rapporto madre-figlio e dio-credente, permetterebbe l'accettazione della propria vulnerabilità umana, e la liberazione dal senso di colpa e di vergogna. Il dio-madre rappresentato da Endo, diverso dall'immagine del padre severo predicata dai missionari provenienti dall'Europa e dalla Chiesa cattolica in Giappone, sa perdonare anche il tradimento, e il suo silenzio non sarebbe il "nulla", ma un "accompagnamento" nella sofferenza.
William Cavanaugh si riferisce alla "profonda ambiguità morale" del romanzo, per la rappresentazione di un Dio che "ha scelto di non eliminare le sofferenze, ma di condividerle con il resto dell'umanità".

Nessun commento:

Posta un commento