LA NUBE PURPUREA || Matthew P. Shiel || Adelphi || 1991 || 338 pag.
Immaginate un Robinson Crusoe che abbia per scena, invece di un’isola sperduta, il mondo intero; in cui il protagonista, invece di sperimentare tutte le risorse del raziocinio, passi per tutti i deliri di una solitudine allucinante, affollata di cadaveri e di relitti; immaginate che le vicende del romanzo si svolgano dopo la fine del mondo, provocata da una catastrofe di demoniaca sottigliezza, che estingue l’umanità conservandola immobile come uno sterminato museo di cere, imbalsamata in un delicato profumo di pesca; e che la narrazione di questa fine del mondo e dell’inizio di una nuova vita sia spinta da un soffio epico, guidata da una continua lucidità visionaria; che il linguaggio assuma successivamente cadenze, insieme ingenue e preziose, di stile Art Nouveau, il tono asciutto del romanzo di avventure, l’impeto di una predicazione apocalittica; immaginate, poi, un proliferare di strabilianti invenzioni, agevolmente amalgamate alla grandiosa visione centrale, e avrete un romanzo che, scritto sul limitare del nostro secolo, ne prefigura con perfetta esattezza il cronico incubo di essere il secolo ultimo, per scioglierlo in una storia emblematica che congiunge rovina e rinascita, distruzione e principio. Pubblicato nel 1901, riscoperto una prima volta, in America, nel 1928 – quando si arrivò a pubblicare quattro romanzi di Shiel nello stesso giorno – e poi nel 1948, La nube purpurea è senza dubbio il capolavoro di M.P. Shiel, la cui opera è stata esaltata da scrittori quali Arnold Bennett, Hugh Walpole, H.G. Wells, Dashiell Hammett.
RECENSIONE
L'ultimo Adamo
Questo romanzo distopico è considerato il capolavoro di Matthew Phipps Shiel, scrittore britannico laureato in medicina e amico di Robert Louis Stevenson e di Oscar Wilde.
La storia si può dividere in tre parti: nella prima il protagonista, che fa di nome Adam (non a caso il richiamo al primo Adamo) Jeffson parte per una spedizione che lo porterà al Polo Nord e qua un'eruzione vulcanica pestilenziale di colore purpureo e dall'aroma di pesca ucciderà ogni essere umano sulla Terra (lui non viene colpito perché era rimasto bloccato tra i ghiacci per mesi a causa di forti tempeste); nella seconda parte assisteremo al lungo peregrinare di Adam per tutta la Terra alla ricerca di qualcuno ancora in vita, [senza successo]; nella terza [incontrerà una ragazza che lui stesso chiamerà Eva.]
La vicenda narrataci da Shiel mi ha ricordato molto quella narrataci dal nostro Guido Morselli in Dissipatio H G : Romanzo (altra opera che consiglio caldamente e che è purtroppo quasi sconosciuta) dove appunto un unico sopravvissuto umano vaga solitario per tutta la Terra alla ricerca di qualcuno con cui parlare.
Durante le sue peregrinazioni il nostro Adam ad un certo punto è come se impazzisce (vorrei vedere noi al suo posto se non avessimo avuto le stesse reazioni) e viene colto da una sorta di delirio di onnipotenza che lo porta ad incendiare intere città, anche famose (come ad esempio Parigi). L'apice, credo, di questo suo personale delirio lo raggiungerà quando deciderà di costruirsi un palazzo sfarzoso.
Shiel ritrae la specie umana in tutta la sua limitatezza e solitudine ma nello stesso tempo sottolinea che quando ci troviamo in difficoltà è proprio a quel punto che emerge il nostro istinto vitale, di sopravvivenza, che ci permette di reagire (anche se più volte tenta di suicidarsi).
La prima parte, ovvero tutta la narrazione prima dell'evento della catastrofica nube purpurea vulcanica, potrà sembrare più noiosa o ripetitiva, ma se resisterete nella lettura poi la storia decollerà.
E poi risuona una domanda che ci viene indirettamente posta: tu cosa faresti se fossi l'ultimo essere umano sulla Terra?
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