UCRONIA || Emmanuel Carrère || Adelphi || 2024 || 119 pag.
Nel romanzo di Sarban «Il richiamo del corno», un ufficiale della Marina britannica sperimenta l’incubo di risvegliarsi in un mondo nazificato, dove i prigionieri-schiavi sono selvaggina per la caccia di un feroce sovrano: un’allarmante rappresentazione della storia come «avrebbe potuto» svolgersi – o «ucronia», come l’ha definita nel 1876 Charles Renouvier. Che nasca dal rimpianto o dalla ribellione, da un credo filosofico-religioso o dall’attrazione per gli infiniti possibili, ogni opera ucronica è destinata a falcidiare certezze, a dinamitare la nostra visione del mondo, giacché insinua il dubbio che la storia sia un gigantesco trompe-l'œil e che anche la più confortante realtà possa di colpo vacillare, spalancando abissi angosciosi. A questo sovversivo genere letterario, cui lo lega una tenace passione, Emmanuel Carrère ha dedicato una seducente riflessione che, oltre a ripercorrerne le tappe salienti, ne addita le sconcertanti implicazioni: i regimi totalitari non hanno del resto adottato la tecnica ucronica per imporre una storia controfattuale? Ma c’è di più: proprio quando sembra rivestire i panni del teorico sottile e distaccato, Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati «I baffi» e «L’Avversario», dove vite parallele e alternative sgretolano quella fragile costruzione che è la nostra identità. E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l’ucronia è sempre dentro di noi.
RECENSIONE
In questo saggio, scritto come una tesi di laurea (anzi lo è) Carrère ci parla ed esplora il concetto dell'ucronia che è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello svoltosi realmente (tanto per fare un esempio, il romanzo di Philip K. Dick La svastica sul sole [peraltro citato dallo stesso Carrère] ci parla di un mondo in cui il nazismo ha vinto la guerra e si spartisce il potere col Giappone).
Carrère farà un'analisi critica dell'ucronia dal punto di vista letterario e ci farà riflettere sulla domanda: e se la Storia fosse andata in un altro modo? Se Napoleone non fosse stato sconfitto? Ci fa ragionare come percepiamo la Storia, il rapporto tra causa ed effetto. In poche parole, se potessimo modificare il tempo cosa accadrebbe? Se avessimo potuto modificare le nostre scelte sbagliate cosa sarebbe successo? Come sarebbe andata la nostra vita? Che strade avremmo intrapreso?
Il problema di questo saggio che potrebbe certamente risultare interessante (da molti spunti di riflessione e cita tante belle opere di fantascienza e non solo, cita ad esempio Charles Renouvier, Louis Geoffroy, Roger Caillois, Marcel Thiry e Philip K. Dick i quali hanno cercato di raccontare una storia alternativa a quella del nostro universo) è che risulta una tesi di laurea e quindi didascalico e abbastanza stancante.
Bellissimo e insieme terrificante il monito che ci lascia: qualsiasi opera di finzione modifica in qualche modo il passato (quindi occhio alle manipolazioni di loschi individui che agognano comandarci o coprire certe cose accadute nella Storia).
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