MAIGRET, LOGNON E I GANGSTER || Georges Simenon || Adelphi || 2003 || 169 pag.
In fondo Maigret non era poi così arrabbiato come voleva far credere. Pozzo era un osso duro, e la cosa non gli dispiaceva. Non gli dispiaceva neppure doversela vedere con dei tizi contro i quali la polizia americana si era rotta le corna. Veri duri, che giocavano pesante. MacDonald non aveva forse detto che Cinaglia era un killer? Non sarebbe stato male, di lì a qualche giorno, telefonare a Washington e dire, con aria distaccata: «Hello, Jimmy!... Li ho incastrati!».
RECENSIONE
Anche questo romanzo di Maigret fu scritto da Simenon alla tenuta Shadow Rock Farm di Lakeville, in Connecticut ed è il trentanovesimo dedicato al nostro commissario francese. A esso è ispirato il film francese del 1963 Maigret e i gangsters di Gilles Grangier. Il commissario è interpretato da Jean Gabin.
La signora Lognon, moglie dell'ispettore chiamato lo Scorbutico, chiede di parlare con il commissario Maigret: si scopre che suo marito è scomparso da alcuni giorni e lei è preoccupata perché a casa sua si sono intrufolati dei gangster. Si verrà a scoprire che Lognon è stato testimone di un omicidio, ovvero ha visto che questi misteriosi gangster hanno gettato un cadavere in corsa dalla loro auto. Col procedere delle indagini Maigret capirà ben presto che queste persone, questi gangster sono tipi pericolosi che possono arrivare ad uccidere anche lui, così giunge in un ristorante frequentato da costoro e tutta l'attenzione la rivolgerà verso Joe Mascarelli detto "Sloppy".
Ritroviamo un Maigret più sagace e duro del solito, che riesce a combattere e a far saltare i piani a dei veri e propri gangster americani.