lunedì 16 settembre 2024

[Recensione] La nube purpurea - Matthew P. Shiel

 


LA NUBE PURPUREA || Matthew P. Shiel || Adelphi || 1991 || 338 pag.

Immaginate un Robinson Crusoe che abbia per scena, invece di un’isola sperduta, il mondo intero; in cui il protagonista, invece di sperimentare tutte le risorse del raziocinio, passi per tutti i deliri di una solitudine allucinante, affollata di cadaveri e di relitti; immaginate che le vicende del romanzo si svolgano dopo la fine del mondo, provocata da una catastrofe di demoniaca sottigliezza, che estingue l’umanità conservandola immobile come uno sterminato museo di cere, imbalsamata in un delicato profumo di pesca; e che la narrazione di questa fine del mondo e dell’inizio di una nuova vita sia spinta da un soffio epico, guidata da una continua lucidità visionaria; che il linguaggio assuma successivamente cadenze, insieme ingenue e preziose, di stile Art Nouveau, il tono asciutto del romanzo di avventure, l’impeto di una predicazione apocalittica; immaginate, poi, un proliferare di strabilianti invenzioni, agevolmente amalgamate alla grandiosa visione centrale, e avrete un romanzo che, scritto sul limitare del nostro secolo, ne prefigura con perfetta esattezza il cronico incubo di essere il secolo ultimo, per scioglierlo in una storia emblematica che congiunge rovina e rinascita, distruzione e principio. Pubblicato nel 1901, riscoperto una prima volta, in America, nel 1928 – quando si arrivò a pubblicare quattro romanzi di Shiel nello stesso giorno – e poi nel 1948, La nube purpurea è senza dubbio il capolavoro di M.P. Shiel, la cui opera è stata esaltata da scrittori quali Arnold Bennett, Hugh Walpole, H.G. Wells, Dashiell Hammett.

RECENSIONE

L'ultimo Adamo

Questo romanzo distopico è considerato il capolavoro di Matthew Phipps Shiel, scrittore britannico laureato in medicina e amico di Robert Louis Stevenson e di Oscar Wilde.

La storia si può dividere in tre parti: nella prima il protagonista, che fa di nome Adam (non a caso il richiamo al primo Adamo) Jeffson parte per una spedizione che lo porterà al Polo Nord e qua un'eruzione vulcanica pestilenziale di colore purpureo e dall'aroma di pesca ucciderà ogni essere umano sulla Terra (lui non viene colpito perché era rimasto bloccato tra i ghiacci per mesi a causa di forti tempeste); nella seconda parte assisteremo al lungo peregrinare di Adam per tutta la Terra alla ricerca di qualcuno ancora in vita, [senza successo]; nella terza [incontrerà una ragazza che lui stesso chiamerà Eva.]

La vicenda narrataci da Shiel mi ha ricordato molto quella narrataci dal nostro Guido Morselli in Dissipatio H G : Romanzo (altra opera che consiglio caldamente e che è purtroppo quasi sconosciuta) dove appunto un unico sopravvissuto umano vaga solitario per tutta la Terra alla ricerca di qualcuno con cui parlare.

Durante le sue peregrinazioni il nostro Adam ad un certo punto è come se impazzisce (vorrei vedere noi al suo posto se non avessimo avuto le stesse reazioni) e viene colto da una sorta di delirio di onnipotenza che lo porta ad incendiare intere città, anche famose (come ad esempio Parigi). L'apice, credo, di questo suo personale delirio lo raggiungerà quando deciderà di costruirsi un palazzo sfarzoso.

Shiel ritrae la specie umana in tutta la sua limitatezza e solitudine ma nello stesso tempo sottolinea che quando ci troviamo in difficoltà è proprio a quel punto che emerge il nostro istinto vitale, di sopravvivenza, che ci permette di reagire (anche se più volte tenta di suicidarsi).

La prima parte, ovvero tutta la narrazione prima dell'evento della catastrofica nube purpurea vulcanica, potrà sembrare più noiosa o ripetitiva, ma se resisterete nella lettura poi la storia decollerà.

E poi risuona una domanda che ci viene indirettamente posta: tu cosa faresti se fossi l'ultimo essere umano sulla Terra?



sabato 14 settembre 2024

[Recensione] Niente panico. Si continua a correre - Giovanni Storti e Franz Rossi

 


NIENTE PANICO. SI CONTINUA A CORRERE || Giovanni Storti e Franz Rossi || Mondadori || 2018 || 152 pag.

Nella prefazione a questo libro, Giacomo Poretti sostiene che ai tempi dei nostri antenati si sapeva già molto del nostro degrado fisico e mentale. Gli australopitechi «intorno ai 20 anni facevano le gare con i giaguari, e spesso li battevano, arrivati ai 40 dopo 200 metri di corsa si fermavano per una birretta, a 60 anni, se ci arrivavi, ringraziavi il dio del sole e al massimo giocavi a scopone, te ne stavi rintanato nella tua bella grotta perché se per caso incontravi un giaguaro non riuscivi a fare 3 passi di corsa e finivi sbranato. L'uomo primitivo era ignorante e tirava su con il naso, ma era saggio, sapeva come godersi l'ultimo tratto di vita senza traumi e pericoli.» Oggi invece pare che questa consapevolezza sia andata persa. Si gareggia per il primato personale, per battere gli amici, per migliorarsi ad ogni costo. Si gareggia contro il tempo, ma sfidare il tempo che passa ha davvero senso?
È una sfida persa in partenza per Giovanni Storti e Franz Rossi, la coppia di corridori scrittori che abbiamo imparato ad apprezzare con Corro perché mia mamma mi picchia.
Gli anni passano per c'è chi se ne accorge vedendo il figlio cresciuto o i capelli incanutiti, e c'è chi li misura osservando i chilometri percorsi o la velocità raggiunta in gara. Ma la verità è che l'età non è nemica della corsa, basta saperla prendere con saggezza ed equilibrio.
In un libro ricco di aneddoti personali e di avventure in giro per il mondo, Giovanni e Franz ci dimostrano che anche se il corpo invecchia non si può dire altrettanto dello spirito. Quello che si impara percorrendo di corsa chilometri lungo strade e sentieri è un vero e proprio stile di vita, in grado di migliorare la qualità della nostra esistenza.
Dalla vetta del Kilimangiaro alla Grande Muraglia cinese, dalle corsette sotto casa alle maratone nel deserto, continua il viaggio di questi «assaggiatori di corse», come ebbero modo di definirsi, con un obiettivo preciso, dimostrare come spesso la ricerca del proprio record personale può avere come effetto collaterale la felicità.

RECENSIONE

Come ricorderai avevo già letto il primo libro sulla corsa che avevano scritto, a due mani, Giovanni Storti con l'amico Franz Rossi, dal titolo Corro perché mia mamma mi picchia. Questo è un ideale seguito. Rispetto al primo, però, in questo mi sono annoiato, ho avuto la sensazione che sia stato scritto tanto per scriverlo. E non si parla solo di corse ma anche di camminate in montagna. Anche il fatto che Giovanni abbia ideato una sorta di rubrica dove, di volta in volta, presenta degli atleti fuori dall'ordinario (naturalmente tutti inventati) mi ha lasciato alquanto perplesso, avrei preferito che ci narrasse di più delle sue corse. Peccato, molto meglio il primo.


sabato 7 settembre 2024

[Recensione] Correndo per il mondo - Roberto Giordano

 


CORRENDO PER IL MONDO || Roberto Giordano || Kowalski || 2013 || 188 pag.

La corsa è la grande passione di Roberto Giordano che ha iniziato a praticarla nel 2005 e non ha più smesso. Ha partecipato sia alle più spettacolari maratone mondiali sia a quelle più sconosciute: da quella celeberrima di New York fino al deserto del Sahara e alle foreste pluviali del Costarica. La sua passione è poi diventata anche un programma televisivo in onda su Rete 4 e Marco Polo. Con il sorriso, l'entusiasmo e l'umanità di un grande sportivo, in questo libro Giordano ripercorre le sue emozioni più forti e - in modo semplice, esaustivo, affascinante - dispensa anche consigli per diventare un corridore sia amatoriale sia professionista. Giordano ci fa scoprire quanto sia importante avere - non solo un fisico e una mente allenati - ma soprattutto la passione e l'amore per uno sport tra i più democratici, in grande ascesa sia tra i giovani sia tra gli adulti: bastano infatti un paio di scarpe e l'avventura può iniziare.

RECENSIONE

Ho conosciuto Roberto Giordano per il programma su Rete 4 Correndo per il mondo dove affrontava, di volta in volta, una maratona intorno al mondo e ci parlava della sua infinita passione per la corsa. Questo libro che ha scritto ci parla proprio delle maratone e ultramaratone più belle e suggestive che ha fatto, in una sorta di diario personale.

Consigliato a chi ama, come me, correre anche solo per passione.