martedì 26 marzo 2024

[Recensione] Città di gatti - Lao She

 


CITTÀ DI GATTI || Lao She || Mondadori || 2024 || 216 pagine

Un pilota cinese, durante una manovra d'emergenza, approda su Marte, e scopre che il pianeta è abitato da uomini gatto. Accolto da uno di loro, chiamato Grande Scorpione, impara a parlarne la lingua e ne scopre via via usi e cultura, apprezzando gli effetti stupefacenti delle foglie di loto di cui si nutrono. Man mano che si addentra nella conoscenza della loro società, tuttavia, si accorge che quella a cui assiste è la fase finale di una civiltà in declino, ormai irrimediabilmente corrotta, soggiogata dagli stranieri, priva di valori morali. Scritto tra il 1932 e il 1933, Città di gatti è il primo romanzo di fantascienza della letteratura cinese e uno dei primi racconti distopici. Come una dozzina d'anni più tardi La fattoria degli animali di Orwell, anche Città di gatti adombra una feroce satira politica: del regime instaurato dal Partito nazionalista cinese di Chiang Kai-shek, oltre che della Russia sovietica e di un intero mondo in crisi. Convinto che «la satira deve in primo luogo rendere viva la favola sulla quale si appoggia», Lao She ci regala pagine illuminate da una brillante vena umoristica che diventa lucida capacità di penetrazione dell'anima e dell'evoluzione umane, al di là dei limiti nazionali e storici.

RECENSIONE

Questa lettura è stata particolare visto che si tratta del primo romanzo di fantascienza della letteratura cinese (fu pubblicato nel 1932). L'autore ci presenta, con questa opera, una feroce satira politica: del regime instaurato dal Partito nazionalista cinese di Chiang Kai-shek, oltre che della Russia sovietica e di un intero mondo in crisi.

Un pilota cinese durante una manovra d'emergenza, approda su Marte, e scopre che il pianeta è abitato da uomini gatto. Accolto da uno di loro, chiamato Grande Scorpione, impara a parlarne la lingua e ne scopre via via usi e cultura, apprezzando gli effetti stupefacenti delle foglie di loto di cui si nutrono. Man mano che si addentra nella conoscenza della loro società, tuttavia, si accorge che quella a cui assiste è la fase finale di una civiltà in declino, ormai irrimediabilmente corrotta, soggiogata dagli stranieri, priva di valori morali.

Da appassionato lettore di fantascienza purtroppo questa lettura mi ha abbastanza deluso per diversi motivi: intanto la storia in sé cioè il fatto che ci troviamo sul pianeta Marte non si nota per nulla visto che sembra di trovarci sulla Terra, e poi la stessa caratterizzazione dei diversi personaggi marziani felini è molto superficiale. Si nota e si capisce che l'autore più che a scrivere un romanzo distopico voleva concentrarsi soprattutto sulla satira politica del suo paese (lo stesso finale della storia sembra essere stato scritto quasi per concludere rocambolescamente la vicenda narrata). E poi i dialoghi: sembrano delle frasi prese dai cioccolatini oppure fanno discorsi quasi senza senso che ti portano ad annoiarti molte volte. Capisco anche che è stato scritto un bel po' di decenni fa e bisogna inquadrarlo nel contesto storico di quell'epoca in cui appunto venne partorito e scritto, ma anche questo non è detto o non può giustificarlo perché ad esempio io amo 1984 di Orwell e fu scritto sedici anni dopo questo, ma resta un libro straordinario nonostante la sua età. E poi di fantascienza c'è davvero poco o nulla, se proprio dobbiamo dirla tutta.

Lo consiglio solo a chi ama o studia la cultura e soprattutto la società cinese ma se cercate una storia di fantascienza resterete abbastanza delusi.


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