giovedì 16 aprile 2020

[Recensione] L'allegra apocalisse - Arto Paasilinna

Titolo: L'allegra apocalisse
Titolo originale: Maailman paras kylä
Autore: Arto Paasilinna
Traduttore: Nicola Rainò
Editore: Iperborea
Collana: Narrativa #189
Pubblicazione: 5 febbraio 2011
Prima pubblicazione: 1992
Genere: umoristico, romanzo
Pagine: 315
Prezzo: 16 euro

Quarta di copertina
La Terra non ci sopporta più. E basta un'enorme sbronza collettiva a New York per i festeggiamenti del nuovo Millennio e uno sciopero dei netturbini di Manhattan a scatenare una disastrosa catastrofe ecologica. Ah, mondo infame! Sarà arrivata l'Apocalisse? Parigi è finita sotto sei metri d'acqua e i pesci si aggirano per le strade e i caffè di Montparnasse, a San Pietroburgo esplode una centrale nucleare, nel mondo stravolto si scatena la Terza guerra mondiale, mancano le fonti di energia e l'economia globale è crollata. Ma in mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, Asser Toropainen, un vecchio comunista "grande bruciachiese", in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni per costruire un tempio. E tutt'attorno quest'improbabile santuario è cresciuta una comunità silvestre di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla catastrofe universale. Un gruppo di strampalati personaggi paasilinniani tanto geniali quanto testardi, che naviga in mezzo ai marosi di un pianeta che va in malora con l'incoscienza di un'Utopia senza tempo. Paasilinna immagina un passato e un futuro nemmeno così lontani, contemplando la vanità delle ideologie e del consumismo, e le farneticazioni della nostra civiltà inutilmente complicata. E se l'Apocalisse deve venire, che venga pure. Paasilinna non è certo il tipo da farsene un problema.

Recensione
Prima opera che leggo di Arto Paasilinna.

In mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, Asser Toropainen, un vecchio comunista "grande bruciachiese", in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni per costruire un tempio. E tutt'attorno quest'improbabile santuario è cresciuta una comunità, grazie a suo nipote Eemeli, di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla Guerra Mondiale che si sta scatenando.

Come ho già ribadito all'inizio, questa è la prima opera che leggo di Arto e la prima in assoluto di un autore finlandese. Certamente lo stile dell'autore è umoristico, sarcastico (cose che apprezzo sempre), ma a me non ha colpito, anzi, spesso mi ha annoiato. Avevo scelto questo romanzo dal titolo visto che siamo tutti, in questo periodo, confinati a casa per la quarantena da questo terribile virus (Covid-19), era anche un modo per sdrammatizzare la situazione. La storia contiene eventi bizzarri e surreali (uno tra tutti: l'operazione di bypass a un orso malato di cuore) ma, ripeto, non mi ha fatto sbellicare dalle risate e neanche sorridere. Peccato, davvero.

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